LONDRA – Siria, Barack Obama è sempre più solo. Il Parlamento britannico ha bocciato la mozione del governo di David Cameron a sostegno di un intervento nel Paese di Bashar al Assad.
La mozione è stata respinta con 285 voti contrari, a fronte di 272 favorevoli. Il premier Cameron ha preso atto che il parlamento britannico non è favorevole ad un’azione e si è impegnato a rispettarne l’orientamento. Respinto per altro verso anche il documento presentato dai laburisti, all’opposizione, con 332 no e 220 sì.
“Mi è chiaro che il parlamento britannico e il popolo britannico non sono favorevoli ad un’azione. Agirò di conseguenza”, ha detto Cameron.
In Europa anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande sono, a parole, favorevoli ad un intervento sotto l’egida dell’Onu e sul fatto che l’attacco con armi chimiche in Siria ”non può rimanere” senza risposta, ma sul contenuto della risposta restano vaghi.
Mentre il Parlamento britannico votava dall’altra parte dell’Oceano Atlantico il New York Times annunciava che il presidente Obama intende proseguire con una azione militare limitata contro la Siria, anche se i suoi alleati come la Gran Bretagna discutono ancora se unirsi all’azione senza un via libera del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
La notizia sarebbe stata data al quotidiano americano da alti funzionari dell’amministrazione, che hanno precisato che non è stata presa alcuna decisione, ma che un attacco potrebbe esserci dopo che sabato gli ispettori dell’Onu in Siria saranno ripartiti.
La Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente Obama deciderà sulla base degli interessi americani. Il presidente Usa ritiene che sia di cruciale interesse americano fare in modo che chi si è assunto la responsabilità di violare le regole usando armi chimiche debba risponderne.
”Gli Stati Uniti continueranno a consultarsi con il governo britannico, uno dei nostri amici e alleati più vicini”, ma le decisioni di Obama sono ”guidate da quello che è nell’interesse degli Stati Uniti”, ha detto il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale Caitlin Hayden.
PRIMO STRAPPO DAL 1989 – La marcia indietro di Londra sull’attacco alla Siria dopo il voto ai Comuni che ha messo in minoranza il primo ministro David Cameron ha allargato il gap transatlantico tra Usa e l'”alleato speciale” britannico. La Gran Bretagna aveva affiancato gli Stati Uniti in ogni importante operazione militare intrapresa da Washington dall’invasione di Panama nel 1989 in poi.
L’appoggio di Londra aveva incluso le lunghe, costose e controverse guerre degli anni dopo l’11 settembre: non c’è Paese su cui gli Stati Uniti avessero contato più del Regno Unito come alleato militare e questo spiega l’atteggiamento “livido” degli americani nei confronti dei britannici, secondo quanto riferito da diplomatici occidentali all’Onu. Lo ha ammesso anche il segretario alla Difesa di Londra, Hammond, dicendosi consapevole, dopo aver confermato che il Regno Unito per ora si sfila da ipotesi di azioni militari in Siria, che gli Usa non la prenderanno bene.
OBAMA E IL CONGRESSO USA – In America il Presidente è anche il ‘Commander in Chief’, il comandante delle Forze Armate, e ha il diritto di ordinare unilateralmente un’azione armata senza il via libera del Congresso. Obama, quindi, non rischia di essere fermato da un voto d’aula come è accaduto al premier inglese David Cameron.
Detto questo la questione resta al centro delle polemiche. Oltre 100 deputati hanno scritto in queste ore al presidente sostenendo il contrario. Lo stesso Barack Obama, nel 2007, quando era solo senatore, sostenne la sua fiera opposizione alle guerre volute da George W. Bush ricordando che nessun presidente può autorizzare l’uso della forza senza un voto parlamentare se manca ”una minaccia imminente per la sicurezza della nazione”.
La Costituzione, infatti, dice che è il Congresso che deve dichiarare guerra e a decidere i finanziamenti alle Forze Armate. Tuttavia, una risoluzione del 1973, la War Powers Resolution, stabilisce che il Presidente ha il potere unilaterale di schierare truppe in presenza di una ”emergenza nazionale”. Da qui il parere di diversi costituzionalisti che se Obama ritiene di attaccare la Siria senza l’ok del Congresso non viola la Costituzione. E’ capitato così con la guerra in Corea e di recente con l’intervento in Kosovo. E da ultimo con i raid in Libia, appena due anni fa, a guida Nato. Anche allora non c’era stata alcuna autorizzazione di Capitol Hill.