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Afghanistan. Robert Bales accusato di strage rischia pena di morte

di lgermini |26 Marzo 2012 10:56

Il sergente Robert Bales

WASHINGTON, STATI UNITI – Come minimo l’ergastolo, seppur con la possibilita’ di liberta’ condizionata. Come massimo la condanna a morte. Questo rischia, se giudicato colpevole, il sergente americano Robert Bales, che e’ stato formalmente accusato di avere ”con premeditazione” assassinato 17 civili afghani e tentato di ucciderne altri sei, l’11 marzo scorso, nella regione di Kandahar, in Afghanistan.

Lo ha reso noto il quartier generale delle forze Usa a Kabul, precisando che il sergente Bales, un veterano delle missioni di guerra, e’ attualmente agli arresti nella base di Fort Leavenworth, nel Kansas, in attesa della prossima udienza davanti alla Corte marziale.

Sposato, 38 anni, padre di due figli, Bales non ha mai negato le accuse e dopo l’eccidio, in cui hanno perso la vita nove bambini e otto adulti, e’ tornato nella sua base e si e’ consegnato senza opporre alcuna resistenza.

Prevedibilmente, la difesa giochera’ la carta dell’infermita’ mentale, anche perche’, stando a quanto si e’ appreso nei giorni scorsi, Bales, addestrato all’uso di fucili di precisione e all’assistenza in operazioni di unita’ specializzate come i Navy Seals o i Berretti Verdi, ha in passato subito un grave trauma cerebrale, mentre era in missione in Iraq.

Entrato nell’esercito americano 11 anni fa, Bales ha compiuto tre ferme in Iraq, prima di essere dispiegato in Afghanistan, nel dicembre scorso. Al momento della strage era di stanza a Camp Belambay, un remoto avamposto. Il suo avvocato civile, John Henry Browne, ha descritto il suo cliente come ”un patriota traumatizzato dalle ferite in battaglia, che è stato mandato a combattere troppe volte”.

Di certo, al di la’ della sorte che tocchera’ al sergente Bales, il processo sara’ seguito con un’attenzione particolare anche dalle cancellerie di molti Paesi, considerato che la strage ha segnato un’ulteriore spaccatura nei gia’ difficili rapporti tra Washington e Kabul.

La settimana scorsa, il presidente afghano Hamid Karzai e’ infatti arrivato a chiedere che le forze internazionali in Afghanistan vengano confinate nelle caserme, in attesa del loro ritiro definitivo previsto entro la fine del 2014. In un comunicato, Karzai ha affermato che d’ora in avanti ”nessun soldato straniero dovrebbe entrare in una casa afghana e tutta l’attenzione dovrebbe essere spostata sulla ricostruzione del Paese e sull’assistenza economica”.

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