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Trump-Russia: non aprite quella porta, stop a Fbi. Come se noi stop a polizia su…Banca Etruria?

di Mino Fuccillo |11 Maggio 2017 21:11

epa02267065 Russian Prime Minister Vladimir Putin talks on his mobile phone while visiting the Nizhny Novgorod region, Russia, 30 July 2010. According to the Russian Emergency Situations Ministry, more than 1,000 houses burnt down and over 2,000 people were left homeless by wildfires caused by a heatwave in the Volga and Central Federal districts. EPA/ALEXEY DRUZHINYN RIA NOVOSTI / NO SALES NO ARCHIVES NOT FOR USE AFTER 30 AUGUST 2010

Trump-Russia: non aprite quella porta, stop a Fbi. Come se noi stop a polizia su…Banca Etruria? (foto Ansa)

ROMA – Trump-Russia: non aprite quella porta. Come da conosciutissimo titolo di film e come da ordine più che esplicito partito dalla Casa Bianca. Il capo del Federal Bureau Investigation (Fbi come tutto il mondo sa) aveva proposto il due di maggio l’istituzione di una Commissione di indagine sul cosiddetto “Russia-Gate”, insomma i contatti tra il presidente e i suoi uomini e donne, e la Russia intesa come politica (Putin) e affari (energia soprattutto). Non solo, il numero uno Fbi aveva chiesto fondi e uomini per queste indagini. La risposta è arrivata secca e netta: licenziato, rimosso d’autorità. Sbattuto fuori dall’ufficio in soli sei giorni dalla sua richiesta. Lui che era in carica per altri sei anni.

A domanda Trump ha risposto: “Faceva un cattivo lavoro”. Trump ha anche fatto finta di riferirsi, quanto a “cattivo lavoro”, alle e-mail di Hillary Clinton rese note dallo stesso capo Fbi pochi giorni prima del voto e che certo non fecero bene alla salute elettorale della candidata democratica alla presidenza. Ma era ed è evidente a tutti che il “cattivo lavoro” per cui è stato rimosso non era quello che danneggiò Hillary ma quello che avrebbe potuto danneggiare Trump.

Poco o tanto che avesse da temere da una Commissione di indagine o dal prosieguo delle indagini stesse, Trump ha voluto dare una prova di forza: cacciare il capo Fbi per una sorta di lesa autorità e non manifesta obbedienza al presidente e al governo. Un plateale far vedere chi comanda, una lezione impartita a tutti quelli che nella macchina istituzionale americana pensano di poter far argine o bilancia o restare neutrali. Alcuni corrispondenti europei negli Usa ricordano quando Nixon presidente fece fuori che indagava sul Watergate e poi, dopo l’atto disperato, finì con le dimissioni di Nixon. Ricordo e rimando quasi automatici ma al momento non tanto plausibili nell’analogia: quello di Trump non è un atto disperato, è un atto di forza e Trump ha oggi con sé più America certo di quanta non ne avesse Nixon, più America disposta di fatto a concedergli piena ragione e pieni poteri.

Atto di forza, probabilmente accompagnato ancora da buona dose di consenso popolare. Ma che atto di forza? Da noi, tradotto in italiano, che sarebbe?

Lo stop a Fbi, la rimozione del capo Fbi che ha chiesto Commissione di indagine su Russia-Gate sarebbe come lo stop alla Polizia e il licenziamento in tronco del capo della Polizia o dei Carabinieri perché hanno chiesto in audizione parlamentare Commissione di indagine e più uomini e mezzi per indagare su…Banca Etruria? Ecco da noi quel che ha fatto Trump sarebbe una cosetta così. Ma non ditelo ai “trumpisti” d’Italia, si dispiacciono.

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