Vaticano, un rappresentante del Papa in Vietnam: è la prima volta dopo 35 anni

Papa Benedetto XVI

Importante passo nella normalizzazione dei rapporti tra Vaticano e Vietnam, interrotti dal 1975 dopo l’occupazione di Saigon. Il Papa, come aveva annunciato personalmente al Corpo diplomatico ricevuto in udienza il 10 gennaio, ha nominato un rappresentante pontificio non-residente per il Vietnam. Si tratta di monsignor Leopoldo Girelli, arcivescovo titolare di Carpi e finora nunzio apostolico in Indonesia, che diventa anche nunzio in Singapore e delegato apostolico in Malaysia e Brunei.

Un delegato del papa torna dunque nel grande paese asiatico, anche se il rappresentante non residente non ha il rango di nunzio e non siamo ancora alle piene relazioni diplomatiche. Queste si erano interrotte nel 1975 dopo l’occupazione di Saigon, dove il delegato vaticano era dovuto andare da Hanoi. E ciò, nonostante i ripetuti interventi, in quegli anni, di Paolo VI contro i bombardamenti americani del Nord. Papa Montini si adoperò per una soluzione negoziata del conflitto sia in forma riservata sia pubblicamente – con appelli e soprattutto con le lettere al presidente Johnson e ai leader dei due Vietnam (1967).

Il fallimento di un tentativo delle autorità di costruire una Chiesa patriottica sul modello cinese, e il lavoro paziente del Vaticano per convincere il governo dell’utilità della collaborazione con la Chiesa cattolica hanno permesso a Vaticano e Vietnam di trovare negli ultimi anni un modus vivendi, soprattutto circa le nomine dei vescovi, quasi impedite dopo l’unificazione del Vietnam: oggi, 13 gennaio, il governo consente le nomine dei candidati indicati da Roma.

Una certa utilità è riconosciuta alla Chiesa in campo sociale e ciò facilita la sua attività caritativa e pastorale. Questo non toglie che ci siano frequenti episodi di repressione, in quanto il governo vorrebbe il pieno controllo sui cattolici, che rappresentano circa il 10 per cento della popolazione. Così ci sono violazioni dei diritti umani, ma anche confische di beni delle istituzioni cattoliche.

Alla nomina di oggi, 13 gennaio, si è arrivati dopo una serie di scambi di delegazioni, tra cui la visita del primo ministro Nguyen Tan Dung in Vaticano nel 2007 e quella del presidente Nguyen Minh Triet l’11 dicembre 2009, la prima volta che un presidente vietnamita in Vaticano dal 1975. Lo scorso giugno inoltre si è svolto il secondo incontro del Gruppo di lavoro congiunto che ha l’obiettivo di portare avanti la normalizzazione dei rapporti diplomatici.

Un rappresentante del Papa in Vietnam dal punto di vista della Santa Sede potrebbe anche rappresentare un ”segnale” alla Cina: Pechino e Hanoi sono tradizionalmente vicine in campo politico, militare, economico e nelle politiche ecclesiastiche. Il modello vietnamita per la nomina dei vescovi, esportato in Cina negli ultimi due anni, ha avuto proprio in Cina una brusca battuta d’arresto il 20 novembre, con la nomina senza l’assenso del Papa di Giuseppe Guo Jincai, alla quale sono stati costretti a partecipare anche cattolici cinesi fedeli al Papa.

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