Il Vaticano gela Pechino: condannata l’Assemblea cattolica e il suo “atteggiamento repressivo”

Pubblicato il 17 Dicembre 2010 - 19:15 OLTRE 6 MESI FA

Prende toni sempre più accesi la tensione tra Santa Sede e governo di Pechino in seguito allo ‘strappo’ della recente ordinazione di vescovi non autorizzata dal Vaticano, volute dalla Cina dopo quattro anni di rapporti più concilianti con Roma.

Una dura nota di condanna è stata diffusa oggi dalla sala stampa vaticana verso l’ottava Assemblea dei Rappresentanti Cattolici Cinesi, svoltasi a Pechino dal 7 al 9 dicembre scorsi. Con ”profondo dolore” e ”rammarico” vengono ”deplorate” le modalità dello svolgimento e le conclusioni dell’Assemblea, e denunciato ”l’atteggiamento repressivo” e ”l’intransigente intolleranza” delle autorità nei confronti della Chiesa, ”segno di timore e di debolezza, prima che di forza”.

La Santa Sede ribadisce la ”grave violazione” dei diritti umani e della ”libertà di religione e di coscienza” compiuta verso i cattolici e in particolare verso sacerdoti e vescovi ”forzati” a partecipare all’Assemblea, sottolineando la responsabilità ”davanti a Dio e alla Chiesa” dei pastori presenti. Ricorda poi che la ”cosiddetta Conferenza Episcopale” e l’Associazione Patriottica Cattolica Cinese, delle quali durante l’Assemblea sono stati designati i responsabili, non sono riconosciute dalla Chiesa e sono ”inconciliabili” con la fede cattolica.

Nel documento, poi, malgrado ”tali atti inaccettabili ed ostili”, la Santa Sede ”riafferma la propria volontà di dialogare onestamente” e ricorda l’invito che Benedetto XVI ha rivolto a tutti i cattolici del mondo a pregare per la Chiesa in Cina, ”che sta vivendo momenti particolarmente difficili”.

Oltre ai contenuti della nota, sono i toni a dimostrare come si sia giunti ormai alle soglie della rottura. La recriminazione è sul fatto che sia l’Assemblea sia la ”recente ordinazione episcopale senza l’indispensabile mandato pontificio” abbiano ”danneggiato unilateralmente il dialogo e il clima di fiducia, avviati nei rapporti con il Governo della Repubblica Popolare Cinese”.

Dai tempi della Lettera inviata nel 2007 da Benedetto XVI ai cattolici cinesi, questo è sicuramente il momento di maggiori difficoltà nei rapporti tra la Santa Sede e Pechino, che allontana ancora di più le possibilità di un ripristino delle relazioni diplomatiche, interrotte dal 1951. ”Non è questo il cammino che la Chiesa deve compiere nel contesto di un grande e nobile Paese – accusa ancora il Vaticano in merito all’Assemblea svoltasi nella capitale cinese -, che suscita attenzione nell’opinione pubblica mondiale per le significative mete raggiunte in tanti ambiti, ma trova ancora difficile attuare gli esigenti dettami di una vera liberta’ religiosa, che nella sua Costituzione pur professa di rispettare”.

Per giunta, rincara la Santa Sede, ”l’Assemblea ha reso più arduo il cammino di riconciliazione fra i Cattolici delle ‘comunità clandestine’ e quelli delle ‘comunità ufficiali’, provocando una ferita profonda non solo alla Chiesa in Cina, ma anche alla Chiesa universale”.

Durante la ‘tre giorni’ di Pechino, 64 vescovi, 162 preti, 24 suore e 91 membri della Chiesa ”patriottica” cinese, che non riconosce la supremazia del Papa, hanno eletto il presidente di quest’ultima e quello della Conferenza episcopale cinese, oltre all’intero consiglio. Ma Yinglin, consacrato nel 2006 vescovo di Kunming senza autorizzazione del Vaticano, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale.

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