Ormai le sofferenze lorde – il totale dei crediti incagliati e di quelli di dubbia riscossione – hanno raggiunto quota 155,9 miliardi: ai livelli massimi dal 1999 e in aumento di 31 miliardi rispetto alla fine del 2012.
Scrive Luisa Grion su Repubblica:
Lo segnala l’ultimo bollettino mensile dell’Abi che fa notare come il rapporto fra sofferenze lorde e impieghi, alla fine del 2013, sia passato all’8,1 per cento. Un anno prima era fermo al 6,3 e ai “bei tempi” pre-crisi, alla fine del 2007, non andava oltre il 2,7 per cento. Il totale degli «affidati in sofferenza» supera il milione e 200 mila, di cui la stragrande maggioranza (piccoli operatori economici e imprese in primis) ha debiti che non riesce a onorare per cifre inferiori ai 125 mila euro. Ma oltre all’aumento delle sofferenze, a scompigliare i bilanci degli istituti di credito e soprattutto delle aziende c’è la morsa del credit crunch. Rispetto ad un anno prima, i prestiti delle banche hanno segnato un meno 3, 9 per cento. Un andamento, assicura l’Abi, che va di pari passo con l’evoluzione negativa del Pil e degli investimenti, ma che certo non facilita il rilancio dell’economia. Ne è risultato un aumento, pur se contenuto, del costo del denaro: a gennaio il tasso medio sui prestiti alle imprese è rimasto fermo a 3,47 per cento, ma quello medio sui nuovi mutui casa è balzato al 3,54 per cento contro il 3,42 di dicembre.
Va detto che la crisi colpisce anche la raccolta, soprattutto quella a medio-lungo periodo.Secondo le stime dell’Abi, il calo è stato dell’1,92 per cento annuo (meno 1,85 in dicembre). Alla crescita della raccolta a breve (depositi) pari al 2,19 per cento ha fatto da contraltare il netto calo delle obbligazioni bancarie. A gennaio fanno segnare il calo peggiore degli ultimi due anni: meno 10,4 per cento annuo a 512 miliardi con una contrazione di circa 60 miliardi rispetto al gennaio del 2013. Complessivamente in un anno la raccolta da clientela in Italia è calata di oltre 33 miliardi (…)