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Delrio in disgrazia: Renzi tratta le nomine in Europa, lui chiede gli eurobond

di FIlippo Limoncelli |1 Luglio 2014 10:17

Graziano Delrio e Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Graziano Delrio doveva essere il vero premier. L’uomo che teneva i fili dell’amministrazione mentre Matteo Renzi andava in giro a fare i suoi spettacolini a uso dei media. Un po’ come faceva Gianni Letta ai tempi di Silvio Berlusconi. Il suo regno, però, più che durare poco non è nemmeno iniziato.

Come Il Fatto Quotidiano ha raccontato già un paio di settimane fa, l’ex sindaco di Reggio Emilia è isolato: il premier non gli lascia decidere niente, anzi vive con fastidio una sua certa tendenza all’autonomia (peccato capitale nell’universo renziano).

Ieri, però si è arrivati allo scontro vero e proprio. Colpa di una certa leggerezza, per così dire, nel modo in cui Delrio ha trattato una questioncella assai spinosa in un’intervista al Corriere della Sera: il debito pubblico e la sua “mutualizzazione” a livello europeo. Il tizio che Renzi voleva a capo del ministero dell’Economia – poi il Colle gli impose Padoan – ha sostenuto in sostanza che l’unico modo per tagliare lo stock di debito dello Stato e rispettare così le richieste di Bruxelles sono gli “euro union bond” secondo la proposta avanzata da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio nella calda e ormai lontana estate del 2011. “Si crea un fondo federale europeo al quale ogni Stato conferisce un pezzo del proprio patrimonio immobiliare e non – ha spiegato Delrio – Sono garanzie reali che possono essere usate in parte per investimenti strutturali, in parte per alleggerire il debito pubblico”. Risultato: un taglio dello stock nazionale del 25-30 per cento. C’è un problema. Angela Merkel e i tedeschi in coro non vogliono sentir parlare di eurobond nemmeno per scherzo. Li hanno già bocciati in tutte le forme e i toni possibili. Questo i politici, per l’elettorato sono una bestemmia pura e semplice.

Irritare la Germania con una proposta avanzata da un autorevole membro del governo italiano mentre si tratta sulle poltrone e – soprattutto – i vincoli di bilancio non è un’idea intelligente e Renzi ieri lo ha fatto notare a Delrio con toni non del tutto gentili. Il sottosegretario che doveva essere Richelieu è ormai un ospite tollerato a palazzo Chigi, mentre il collega Luca Lotti (l’uomo che il premier chiama “fratello” e gli amici “lampadina”) prende sempre più spazio. “Se Mogherini andrà in Europa si tratterà di sostituire lei. Ma nessun rimpasto, per carità”, ha detto sempre al Corsera. Deve augurarsi che sia vero. Maurizio Lupi gli ha dato una mano: ieri ha ufficializzato che non lascerà la poltrona delle Infrastrutture per fare l’eurodeputato. Anche lui, volendo, bisognerà cacciarlo, ma al prezzo di una formale crisi di governo.

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