Francesco Giavazzi sul Corriere: “Privatizzare un po’ per finta”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Novembre 2013 - 09:43 OLTRE 6 MESI FA
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Letta (LaPresse)

ROMA – Incalzato dalle critiche di Bruxelles alla legge di Stabilità, Enrico Letta ha annunciato che nei prossimi giorni presenterà un programma di privatizzazioni e indicherà gli obiettivi per la spending review.

Scrive Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera:

Sulle cessioni di aziende pubbliche vorremmo chiedere un impegno. Che non si chiami «privatizzazione» il trasferimento della proprietà di un’impresa alla Cassa Depositi e Prestiti, una società della quale lo Stato possiede l’80% del capitale. Così è accaduto per le quote di Eni, Enel, Terna, Snam, Sace, Simest, Fintecna e, ultima arrivata, Ansaldo Energia.

Sarebbe bene fermarsi. Non è con gli artifici contabili (anche se formalmente consentiti dalle regole europee) che si diminuisce l’indebitamento e si aiuta la crescita. Se il governo vuole ridurre l’onere del debito pubblico attingendo al risparmio postale (…) lo destini direttamente alla Tesoreria dello Stato, senza farlo transitare per la Cassa, spesso pagando dazio.

Non è solo una questione contabile. Trasferire la proprietà di un’azienda pubblica dallo Stato alla Cassa Depositi e Prestiti è un modo per non privatizzarla mai. Lo Stato è oppresso da una montagna di debiti e ha un forte incentivo a vendere. La Cassa al contrario debiti non ne ha e quindi non ha alcun motivo per cedere imprese o partecipazioni. Anzi, ha un incentivo a usare i finanziamenti a buon mercato, che gli derivano dal monopolio della raccolta postale, per costruire un impero industrial-finanziario, come sta facendo da alcuni anni.

La Cassa inoltre è posseduta per il 18% dalle fondazioni bancarie. Trasferendo un’azienda dallo Stato alla Cassa si dà a quegli enti un diritto di veto o comunque di interferenza nelle privatizzazioni. Non si vede perché.

Ci sono migliaia di aziende pubbliche di proprietà di Regioni, Comuni e Province. Alberto Orioli, sul Sole 24 Ore del 14 ottobre scorso, ha stimato che siano quasi ottomila, con un numero di consiglieri di amministrazione che supera i 19.000. La legge di Stabilità si limita a porre dei paletti alle loro spese. Servirà a poco.

Finché quelle aziende rimarranno pubbliche i loro costi ricadranno, almeno in parte, sulle nostre tasse. L’unica soluzione è venderle. Perché la raccolta dei rifiuti deve essere affidata a un’impresa del Comune, con il risultato che i suoi addetti sono dipendenti pubblici, quindi di fatto inamovibili? (…)

Privatizzazioni e spending review sono strettamente collegate. Perché non si può ridurre significativamente la spesa se prima non si riduce lo spazio che lo Stato occupa nell’economia. A spazio dato si può tagliare ai margini, ma il risultato sarà modesto. (…)