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Gigio Donnarumma, lettera aperta di Marco Tardelli: “Ora basta, vattene dal Milan”

di Warsamé Dini Casali |15 Dicembre 2017 11:43

Gigio Donnarumma, lettera aperta di Marco Tardelli: “Ora basta, vattene dal Milan”

ROMA – Gigio Donnarumma, lettera aperta di Marco Tardelli: “Ora basta, vattene dal Milan”. Ricominciato il tormentone Donnarumma-Milan, secondo atto dello stucchevole film estivo sul contratto al Milan, il giovane campione continua a essere al centro di un’attenzione forse degna di miglior causa.

I tifosi non sopportano più il balletto vado-resto, la società chiede la testa del superprocuratore Mino Raiola accusato di ogni nefandezza mentre spera ancora di venderlo al miglior offerente (nel pacchetto ci sarà anche il fratello terzo portiere?), giornali, commentatori, social reclamano una parola definitiva.

Al coro si è aggiunto anche l’ex eroe mundial Marco Tardelli che dalle colonne della Stampa ha inviato una lettera aperta a Gigio per consigliargli, senza mezzi termini, di fare fagotto, lasciare il Milan e mettere un punto alla telenovela.

Caro Gigio, mi sa che la storia del «me ne vado, anzi resto, no, non me ne vado ma stavolta me ne vado davvero», ha stancato. Se vuoi il mio parere, o anche se non lo vuoi, eccolo: vattene. Il vaso è a pezzi, nessuno è in grado di incollarlo, a nessun prezzo.

Mi sembri inquieto, indeciso, talvolta apertamente manovrato: deciditi perché al Milan, mi pare evidente, non ti ci vogliono più i tifosi e la società spera di venderti al miglior offerente. O a un compratore che si affacci con soldi veri e spalle coperte. Tu sei giovane, hai talento, ma non sei ancora un Buffon: per ora sei un aspirante Buffon e dunque hai bisogno di calma, temperanza, tenacia e coraggio. Coraggio che mi sembra tu non possieda in pieno visto che preferisci tacere alcune importanti verità […]

[…] Caro Gigio, lascia che un vecchio nostalgico delle belle maniere del calcio (ormai del tutto scomparse: pensa, i contratti si firmavano con una stretta di mano, senza virgole o punti) ti rammenti che le controversie contrattuali sono fisiologiche, possono sempre venire utilizzate come gioco delle parti per fini non sempre nobilissimi: massima prudenza, dunque. O, peggio mi sento, ci sono vicende che non conosco e che sono inconfessabili: e perché inconfessabili? Certo le responsabilità vanno cercate, individuate e suddivise e tu non ne hai più di altri. Ma tu corri un rischio in più: di rimanere con il cerino in mano. E non puoi permettertelo, pena la solitudine futura. (Marco Tardelli, La Stampa)

 

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