X

Giustizia, prescrizione congelata solo per i nuovi processi

di FIlippo Limoncelli |29 Agosto 2014 13:47

Giustizia, prescrizione congelata solo per i nuovi processi

ROMA – La Giustizia divide Matteo Renzi e Berlusconi. Divide soprattutto quella parte di temi di Giustizia che stanno a cuore a Berlusconi e che per colpa di Berlusconi non stanno a cuore, come invece dovrebbero alla sinistra, la quale a sua volta, invece di tutelare i soggetti più deboli, categoria da cui da che mondo e mondo provengono i criminali, sta dalla parte di chi li giudica, di solito identificabili con la classe dominante.

I nodi di questa anomalia italiana stanno ora venendo al pettine, per colpa o merito di quella anomalia nell’anomalia, il Governo del Pd di Matteo Renzi che sta in piedi grazie al peso determinante di parlamentari amici o ex amici di Berlusconi.

Siamo a una stretta e quel che uscirà dal Consiglio dei Ministri di venerdì 29 agosto sarà indicativo.

Una sintesi dei problemi è offerta dai giornali di venerdì 29 agosto.

Su Repubblica, Liana Milella sentenzia:

“Comincia già a indebolirsi la riforma della giustizia”,

naturalmente nel senso della parte cui Liana Milella sembra più vicina:

“Alfano e i suoi fanno la voce grossa con il Guardasigilli Orlando e ottengono quello che vanno chiedendo con insistenza ormai da giorni. Subito la stretta sulle intercettazioni, anche se con una legge che delega al governo l’intera materia, ma con paletti fermi sulla pubblicazione e sull’uso stesso delle registrazioni.
“Non solo. Via la norma sacrosanta che avrebbe consentito, per i reati di corruzione, di regolare le intercettazioni con gli stessi criteri utilizzati per la mafia. Si allontana pure nel tempo, sempre per via di un’ulteriore delega al governo, anche la manovra sul processo penale.
“Si ammorbidisce pure la già morbida prescrizione bloccata al primo grado e si rafforza il meccanismo del processo breve, che l’attuale ministro dell’Interno Angelino Alfano conosce assai bene essendone stato un teorico quando era il Guardasigilli di Berlusconi.
“Ci sarà pure una norma transitoria che tutela gli imputati protagonisti dei processi in corso. I Berlusconi, i Galan, i Formigoni, per intenderci. A loro non si applicherà nessuna prescrizione bloccata, che potrà valere solo se la sentenza di primo grado verrà emessa dopo l’entrata in vigore della legge.
“Delega infine pure per il nuovo sistema per ricorrere in Appello e in Cassazione.
“Al ministero si lavora per riscrivere l’articolo sulle intercettazioni, il punto dove il braccio di ferro con il Pd è stato più forte. Non solo sarà previsto che tutta la materia debba essere ispirata al criterio della massima riservatezza, ma torna in auge la famosa udienza stralcio, nella quale magistrati e avvocati decideranno cosa è rilevante e cosa no per le intercettazioni.
“Sarà previsto il divieto di trascrivere gli ascolti dei terzi, che non potranno mai essere pubblicati.
“Ma è sulla prescrizione e sul nuovo processo breve che Ncd è stata irremovibile. Se entra in vigore il sistema che blocca l’orologio dell’azione penale al primo grado, Ncd impone nuovi tempi per appello e Cassazione. Un sistema per fasce, due anni con la proroga di un ulteriore anno per l’Appello per i reati gravissimi, un tempo che scende a 18 mesi e una proroga di altri sei per i reati meno gravi, mentre per i delitti minori l’appello potrà durare sei mesi, con altri sei possibili”.

Sul Corriere della Sera, Virginia Piccolillo ha così riassunto i punti cruciali:

1. Intercettazioni

Il limite a pubblicare (e non all’uso dei pm) delude il centrodestra Due dei punti più roventi della riforma della giustizia penale, la legge sulle intercettazioni e i paletti alla possibilità di fare appello a una sentenza, sono attualmente contenuti in due disegni di legge delega. Uno strumento che, di per sé, è destinato a rinviare uno scontro politico attualmente insanabile. L’ipotesi del governo di limitare la pubblicazione delle telefonate intercettate, ma non l’uso di questo strumento da parte dei magistrati, non è piaciuta al centrodestra che voleva di più. Esce dalla riforma anche la possibilità di intercettare i corrotti con minori limitazioni, sul modello di quanto avviene per i mafiosi. È saltato ieri, dopo il confronto con l’Ncd anche il ddl che limita il ricorso al secondo grado di giudizio. Prevedeva che non ci si potesse opporre alla prima sentenza senza specificare i motivi del ricorso, altrimenti ritenuto inammissibile. La Corte d’appello avrebbe dovuto valutare solo quei punti. In caso di doppie condanne o doppie assoluzioni non si poteva fare l’impugnazione per vizio di motivazione. E il ricorso in Cassazione era limitato alle violazioni di legge. Non è piaciuto all’Oua, ai penalisti e a Forza Italia, meglio un ddl delega.

2. Prescrizione

Valido solo in futuro lo stop di due anni dopo una condanna La norma sull’allungamento dei termini di prescrizione è stata, al pari di quella sul falso in bilancio, oggetto di un duro scontro. Al Consiglio dei ministri di oggi arriverà una mediazione. Ad accompagnare il disegno di legge, che sospende per due anni l’orologio della prescrizione dopo la prima condanna, ci sarà anche una norma transitoria che renderà la nuova norma applicabile solo ai processi futuri. Torna anche una sorta di valutazione delle fasce di gravità del reato, ma non come era prevista prima dell’avvento della legge Cirielli. Attualmente i tempi di prescrizione di un reato sono uguali per tutti: il massimo della pena aumentata di un quarto. Il ddl Orlando congela i tempi all’arrivo della prima condanna e per soli due anni. L’appello dovrà essere fatto in quei tempi o il reato si estinguerà. In caso di ulteriore condanna c’è un altro anno di bonus di sospensione per arrivare al termine del terzo grado in Cassazione. In caso però che l’imputato venga assolto in Cassazione, l’intero bonus di sospensione della prescrizione viene riassorbito. Il ddl sulla ripenalizzazione del falso in bilancio in Consiglio arriverà. Ma l’esito è incerto.

3. Responsabilità

Lo Stato può rivalersi sulla toga negligente fino a metà stipendio La legge sulla responsabilità civile dei magistrati che sbagliano è una delle riforme più volute dal centrodestra. Oggi in Consiglio dei ministri arriverà con un disegno di legge che prevede la rivalsa indiretta del cittadino sul giudice. Sarà lo Stato a pagare per l’errore che sarà valutato tale in caso di violazione manifesta delle norme applicate o di palese errore nella rilevazione dei fatti e delle prove. Ma, a sua volta, lo Stato potrà rivalersi sul magistrato che dovrà versare al massimo un ammontare pari alla metà del suo stipendio di un anno. Non ci sarà più l’attuale filtro di ammissibilità delle azioni di risarcimento. E l’azione di rivalsa dello Stato nei confronti del magistrato diventerà obbligatoria quando la violazione risulti essere stata determinata da negligenza «inescusabile». La responsabilità sarà estesa al magistrato onorario. I giudici popolari resteranno responsabili nei soli casi di dolo. Come annunciato, non arriveranno in Consiglio le due norme sul Consiglio superiore della magistratura e quella sul ritorno in vita di alcuni «tribunalini» soppressi dalla legge Severino.

 

Scelti per te