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Il “comiziaccio” di Renzi. Conflitto d’interessi sempre: Norma Rangeri, Manifesto

di Gianluca Pace |25 Febbraio 2014 10:01

Il “comiziaccio” di Renzi. Conflitto d’interessi sempre: Norma Rangeri Manifesto

ROMA – “Il comiziaccio del sindaco” definisce Norma Rangeri, direttore del Manifesto, l’esordio di Matteo Renzi al Senato lunedì 24 febbraio 2014 (questo il link all’articolo originale)

Scrive Norma Rangeri:

“Un comi­zio, una giran­dola di pro­messe, una per­for­mance tele­vi­siva rivolta ai tele­cit­ta­dini. Più che par­lare alle sena­trici e ai sena­tori seduti ad ascol­tarlo, ai quali, del resto, annun­ciava il pros­simo fune­rale poli­tico, Renzi ha scelto il tono da talk-show.

“Come il Ber­lu­sconi dei tempi migliori, il pre­si­dente del con­si­glio non ha rischiato di farci capire come ci por­terà fuori dal bara­tro in cui siamo […] ha chie­sto di cre­dere in lui, nel suo corag­gio, nella sua virtù sal­vi­fica. Ha rac­con­tato la sua vita da sin­daco fino allo sfi­ni­mento. Come è bravo lui a par­lare al cas­sain­te­grato, alla mamma, agli stu­denti. Man­cava l’anziana signora biso­gnosa di cure den­ti­sti­che, ma c’era la ragazza sfre­giata dall’acido, l’amico senza lavoro, i due marò.
Con le mani in tasca, bat­ti­bec­cando con i par­la­men­tari a 5Stelle, … Renzi ha esor­dito con l’urgenza delle riforme, senza, tut­ta­via, scio­gliere l’ambiguità sulla legge elet­to­rale (se e come vin­co­larla alla riforma del senato), ele­mento deci­sivo per tenere assieme la prima mag­gio­ranza (con Alfano) e la seconda (con Ber­lu­sconi), vera assi­cu­ra­zione sulla vita del governo.
In un’ora di inter­vento Renzi non ha […] chia­rito come il libro dei sogni sarà tra­dotto in fatti con­creti. Non ha spie­gato per­ché dovrebbe riu­scir­gli l’impresa di pagare i 45 miliardi di cre­diti agli impren­di­tori, né rive­lato come farà a «ridurre il cuneo fiscale di due cifre». Forse per­ché se avesse dovuto met­tere nero su bianco gli stru­menti per rag­giun­gere l’obiettivo, forse avrebbe dovuto ammet­tere che le sue pro­po­ste sono le stesse di quelle scritte da Enrico Letta nel pro­gramma che l’ex pre­mier ha, inu­til­mente, rac­con­tato nella sua ultima con­fe­renza stampa a palazzo Chigi.

[…]
A spin­gere Matteo Renzi verso il tra­guardo della fidu­cia è il vento da ultima spiag­gia, lo stesso che gli ha con­sen­tito di gua­da­gnare il via libera del pro­prio par­tito per que­sta avven­tura a palazzo Chigi. Un Pd che lo ha applau­dito timi­da­mente durante il discorso, com­men­tando poi con alcune dichia­ra­zioni molto pole­mi­che, rive­la­trici di un imba­razzo appena dis­si­mu­lato.

]…]
L’unica cosa certa, tutt’altro che ras­si­cu­rante, è la natura poli­tica di que­sto patto di potere impa­stato di con­flitti di inte­resse. Una natura che illu­mina, o, meglio, opa­cizza, tutta l’operazione di cui siamo spet­ta­tori. Si tratta del riven­di­cato carat­tere poli­tico dell’alleanza. Se con Letta, e prima con Monti, l’emergenza eco­no­mica veniva por­tata a giu­sti­fi­ca­zione dell’innaturale, indi­ge­sto con­nu­bio con Ber­lu­sconi e Alfano, ora pro­prio l’emergenza eco­no­mica è la ragione per far diven­tare eterne que­ste intese con il cen­tro­de­stra, fino a un governo di legi­sla­tura. Il cen­tro­si­ni­stra spa­ri­sce anche dall’orizzonte men­tre sale al potere l’uomo solo al comando”.

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