Libero: “Scaroni si ricandida all’Eni e sfida Letta sulle privatizzazioni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Dicembre 2013 - 07:27 OLTRE 6 MESI FA
Paolo Scaroni

Paolo Scaroni (LaPresse)

ROMA – Paolo Scaroni è pronto al quarto mandato: con leggi meno severe possiamo raddoppiare la produzione italiana. Il riacquisto di azioni? Non si può fare entro il 2014.

Scrive Sandro Iacometti su Libero:

“Un quarto mandato? Perché no, mi piacerebbe». Con largo anticipo, senza ipocrisie, Paolo Scaroni ha messo ufficialmente sul piatto la sua riconferma in vista della scadenza del consiglio dell’Eni, prevista per la prossima primavera. Un’autocandidatura che porta in dote i risultati conseguiti finora dal gruppo sul fronte industriale, ma nessuno sconto sul piano politico. Anzi. Intervistato da Gianni Minoli su Radio 24 il manager ha fatto chiaramente capire che il governo dovrà rifare il calcolo delle privatizzazioni. La quota di 2 miliardi del pacchetto di dismissioni da 10-12 miliardi previsto dal governo non potrà infatti arrivare entro il 2014. Il progetto del governo ruota intorno all’acquisto di azioni proprie da parte dell’Eni. Un modo per far crescere le quote in mano a Tesoro e Cdp (oggi al 4,34 e 25,76%) per consentire allo Stato di vendere il 3% senza scenderesotto il pacchetto di controllo del 30%.

L’operazione può partire già da domani. Eni, ha spiegato Scaroni, «si è fatta approvare in assemblea, anche dal Tesoro, un piano di riacquisto di azioni proprie, siamo autorizzati».Ma i tempi non sono quelli ipotizzati dal premier Enrico Letta: «Per darvi un feeling, per realizzare il precedente buyback del 10% ci abbiamo messo nove anni. Non è che ci metteremo 9 mesi, ci vogliono tempi lunghi». E comunque, ha proseguito, «abbiamo detto ai nostri azionisti che riacquisteremo le azioni se il prezzo del petrolio è alto, se rispetteremo i parametri finanziari e se i nostri risultati saranno buoni.Ma nondiremo quante azioni compreremo né quando le compriamo».

Una bella grana per il governo, che solo qualche giorno fa ha risposto a brutto muso al commissario Ue, Olli Rehn, che si diceva «scettico» proprio sulla possibilità di portare a termine il “piano di privatizzazioni. E a Palazzo Chigi dovranno incassare anche le critiche del manager sulla scarsa attenzione dell’esecutivo verso il petrolio made in Italy. «L’Italia non è certo l’Arabia Saudita», ha spiegato Scaroni, «ma è più ricca di petrolio di Francia, Spagna o Germania. Circa un 10% dei nostri consumi viene prodotto localmente, anche se si potrebbe fare molto di piu». Quanto? «Se noi utilizzassimo le stesse norme che utilizzano in Paesi puliti come la Norvegia o l’Inghilterra potremmo tranquillamente raddoppiare e arrivare al 20%. Non si fa perché abbiamodelle norme particolarmente severe e, a mio parere, eccessivamente severe».

Nel frattempo, l’Eni il petrolio va a cercarlo all’estero. A partire dall’Iran, «un paradiso per gli idrocarburi », dove il Cane a sei zampe è pronto a riavviare le trivelle, non appena la situazione geopolitica lo permetterà. «Ci siamo dal 1955», ha detto Scaroni, «e non l’abbiamo mai abbandonato, con tutte le autorizzazioni siamo lì, ho visto il ministro del petrolio (giovedì scorso a Vienna, ndr.) e ci considera il primo partner internazionale» (…)