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Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Piccoli Napolitani crescono”

di FIlippo Limoncelli |28 Agosto 2013 8:03

Marco Travaglio (LaPresse)

ROMA – “Piccoli Napolitani crescono”, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio di mercoledì 28 agosto, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano.

“Il Foglio, com’è noto, non è un giornale (infatti non lo legge nessuno e Gianni Cuperlo, cioè nessuno, lo trova “intelligente”). Ma, essendo un luogo molto poco frequentato, è l’ideale per ospitare messaggi in codice e ballon d’essai per vedere di nascosto l’effetto che fanno. Un po’ come faceva l’Anonima Sequestri che comunicava ai parenti dell’ostaggio le modalità del riscatto e del rilascio con strani annunci tra le inserzioni dei giornali.

Da giorni il governo rischia di cadere perché B. attende un “segnale” da Napolitano. Già molti segnali gli sono giunti da presunti saggi, corazzieri, pompieri e scudi umani di scuola Quirinale (…): tu fai il bravo e tieni in piedi il nipote di Gianni Letta e il Pd rinvia il voto del Senato impugnando la legge Severino alla Consulta per guadagnare un paio d’anni; intanto fai domanda di affidamento ai servizi sociali così eviti l’arresto, inizi a scontare la condanna per finta, così estingui la pena accessoria e Napolitano ti commuta quella detentiva in una modica multa. Così torni più lindo che pria, almeno fino a nuova condanna, poi si ricomincia. Il Cainano, mica fesso, ha subito messo la museruola a falchi e pitonesse, in attesa di un segnale più preciso. Che puntualmente è giunto ieri sotto forma di articolo di Umberto Ranieri, Pd, da trent’anni braccio destro e consigliere di Napolitano.

Dove? Sul Foglio che, non avendo lettori, lo mette al riparo dal rischio di imbattersi in qualche elettore Pd. Cosa scrive il Napolitanino sull’house organ della famiglia B.? Tradotto dal quirinalese: B. dovrebbe farsi da parte, ma nell’attesa, che potrebbe durare decenni, il Pd si metta una mano sulla coscienza e una sul portafogli e lo salvi da decadenza e incandidabilità votando il rinvio della Severino alla Consulta. Le motivazioni sono strepitose (se non portassero la sua firma, parrebbero scritte da Giuliano Ferrara).

Il Pd si guardi dall’“usare il potere giudiziario come una clava o un ombrello protettivo” (non spiega, il Ranieri, cosa c’entrino i giudici e le clave con una legge liberamente votata da tutto il Parlamento 8 mesi fa per cacciare i pregiudicati per reati gravi). E mostri “maggior consapevolezza della tragicità della vicenda politica italiana” in cui, “a vent’anni dal crollo del sistema dei partiti della Prima Repubblica” (perché rubavano, ma questo il Ranieri preferisce non scriverlo), “il leader del centrodestra esce di scena condannato a 4 anni di carcere” (…), anzi “sconfitto in un’aula di giustizia” (…).

A questo punto, nascoste in una colata di piombo come i messaggi dell’Anonima, ecco le due righe che giustificano tutto il pezzo: “sarebbe giusto dare spazio prima di pronunciarsi all’esame di alcuni dubbi sull’applicazione della legge sollevati anche da giuristi non conosciuti per simpatie berlusconiane” (il Ranieri non spiega perché un simpatizzante berlusconiano sconosciuto o clandestino dovrebbe avere lo stesso ragione). Come dice Onida: “rimettere alla Corte i dubbi non manifestamente infondati di legittimità costituzionale” coi voti decisivi del Pd per “mantenere un filo di dialogo tra le parti necessario non tanto per il governo quanto per il futuro della politica italiana”. (…)”

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