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Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Non nel mio Ostellino”

di Gianluca Pace |17 Ottobre 2013 8:09

Marco Travaglio

ROMA – “Non nel mio Ostellino”, Marco Travaglio, dalle pagine del Fatto Quotidiano polemizza con Piero Ostellino del Corriere della Sera, a favore del reato di clandestinità:

Casomai servisse una prova decisiva della necessità di abrogare il reato di clandestinità, la fornisce Piero Ostellino sul Corriere schierandosi a favore del reato di clandestinità. Stiamo parlando di un signore che da anni si batte contro qualunque regola e sanzione, dall’autovelox per i pirati della strada alle multe per divieto di sosta, giudicandole regolarmente (se l’avverbio non è offensivo) autoritarie e illiberali. Non c’è processo a colletto bianco che non scateni la sua furia, non c’è imputato eccellente che non lo spinga a invocare Amnesty International: da Calciopoli (lui stava con Moggi) alle scalate illegali a banche e giornali (lui stava con Ricucci), dai morti ammazzati dall’Ilva (lui sta coi Riva) ai processi a Berlusconi (lui sta con Berlusconi e contesta tutte le sue condanne: telefonata rubata Fassino-Consorte, caso Ruby, frodi Mediaset). Ma quando si tratta di immigrati, il “garantista” Ostellino diventa un “giustizialista” sfegatato: chiama la pula, invoca i giudici, strilla “non nel mio giardino!”. Anche se gli immigrati non fanno nulla di male, salvo trovarsi nel posto sbagliato, vanno condannati lo stesso.

E pazienza se, fra clandestini e irregolari, sono quasi un milione e non basterebbero tutti i magistrati presenti in Europa per processarli. Se Ostellino leggesse almeno il giornale su cui scrive, scoprirebbe che il reato di clandestinità, introdotto nel 2009 dal “pacchetto sicurezza Maroni” (Dl n. 94, art. 10-bis), firmato come sempre da Napolitano, non serve a una beneamata mazza, anzi è dannoso per la stessa causa che vorrebbe servire: anziché sveltire le pratiche di espulsione dei clandestini, le rallenta e spesso le blocca; costringe le Procure ad aprire decine di migliaia di fascicoli su altrettanti Mister X impossibili da identificare; non consente custodia cautelare per fermarli (e meno male, altrimenti anziché 70 mila detenuti ne avremmo ben più di 100 mila); impegna migliaia di poliziotti e magistrati in indagini che si concludono quasi sempre in archiviazioni; e, le rare volte in cui arrivano le condanne (due anni fa erano 12, più 18 patteggiamenti), si tratta di multe di mille-2 mila euro che naturalmente il condannato non può pagare perché non lavora o risulta nullatenente (se lavora in nero o delinque).

Più che un deterrente, un incentivo a venire in Italia, infatti negli ultimi quattro anni col reato in vigore, la clandestinità è addirittura aumentata. Ma per Ostellino abolire questa ridicola vergogna è frutto dell’ “abborracciata cultura politica progressista”, “stupida, demagogica e irresponsabile”, roba da “mezze calzette incapaci di individuare culturalmente una spiegazione e di trovare politicamente una soluzione al problema dell’immigrazione dal Terzo mondo”. Che, per il liberale de noantri, è appunto il reato di clandestinità, a suo dire previsto in “tutti i Paesi europei” (falso: in Francia e in Spagna per esempio non c’è, è un’infrazione amministrativa, come in Italia prima del 2009). E abrogarlo significa “incoraggiare i criminali che organizzano a pagamento i viaggi della disperazione (falso: gli scafisti sono puniti a prescindere). E “abdicare al principio di sovranità”. Seguono, col copia-incolla, le solite citazioni di Hobbes, Locke, Cavour, Minghetti, Sella, Kant, degli “illuministi empirici e scettici scozzesi”, ma anche del “Trattato di Westfalia (1648)”. Mancano solo Asterix e Obelix contro Cesare. Ma non tutto il male viene per nuocere perché l’Ostellino riscopre miracolosamente per l’occasione “la certezza del Diritto”. Ora non vorremmo che unisse i puntini e scoprisse che in Senato siede un pregiudicato per frode fiscale, che per una legge dello Stato è “immediatamente” decaduto e in-candidabile, ma continua a occupare abusivamente il suo scranno con relativi emolumenti, perché i suoi compari non si decidono ad allontanarlo. Tecnicamente è un clandestino a bordo, e non c’è neppure bisogno di processarlo, perché è già stato condannato. Che dice, Ostellino, lo espelliamo?

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