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Parto cesareo: nati più esposti asma, diabete e celiachia

di admin |9 Febbraio 2016 14:29

Parto cesareo: nati così più esposti asma, diabete celiachia

ROMA – Nascere con il parto cesareo espone i bimbi a più rischi, dall’asma e il diabete alla celiachia. Il motivo? Il mancato passaggio dal canale vaginale della mamma non mette in contatto il neonato con i batteri che saranno le sue difese nell’arco della vita. I bambini nati col cesareo quindi non assimilano i microrganismi utili per difendersi dagli agenti esterni e rischiano di sviluppare più patologie.

Fabio Di Todaro su La Stampa scrive che il parto cesareo priva i bambini di una serie di batteri del loro microbiota, una evidenza ottenuta sia sugli studi condotti sugli animali che sull’uomo, andando ad intaccare il sistema immunitario:

“UN «TRAPIANTO» DI BATTERI DA MAMMA A FIGLIO

Un gruppo di ricercatori statunitensi, desideroso di trovare una parziale risposta al crescente numero di cesarei che riguarda molti Paesi, ha infatti cercato una risposta a questo problema. Sulla carta la questione riguarda oltre duecentomila bambini che vengono alla luce ogni anno in Italia. Ovvero: il 36,7 per cento del totale dei nuovi nati. La soluzione, se confermata sui grandi numeri, sarebbe anche facilmente attuabile. Per superare l’inconveniente, gli studiosi hanno infatti passato (tre minuti dopo il parto) sul corpo dei bambini nati attraverso il taglio cesareo un batuffolo d’ovatta con cui era precedentemente stato fatto un tampone vaginale (un’ora prima del parto) alla propria mamma.

Dopodiché, per sei volte nel mese successivo al parto, hanno raccolto un totale di 1519 campioni da diverse parti del corpo dei neonati. Obiettivo: verificare, attraverso tecniche di sequenziamento genico, che i batteri «trasferiti» dalla mamma facessero ancora parte della loro cute.

COSÌ È STATA MISURATA L’EFFICACIA DELL’INTERVENTO

I risultati dello studio, consultabili attraverso le colonne di Nature Medicine, confermano la buona riuscita dell’operazione. Confrontando le specie batteriche presenti sulla superficie cutanea dei neonati nati da parto naturale e da parto cesareo, poi «trattati» coi batteri materni, le differenze erano minime (più marcate nei tamponi orali e cutanei).

In particolare è stato osservato il r apido «ripopolamento» delle specie batteriche Lactobacillus e Bacteroides, due tra quelle più penalizzate dai tagli cesarei. I ricercatori hanno ricondotto il risultato al loro intervento, dal momento che la dieta (altro fattore-chiave nella composizione della flora microbica) era uguale per tutti e rappresentata principalmente dall’allattamento esclusivo al seno (considerato un’altra fonte preziosa di batteri utili).

Anche se il lavoro è estremamente preliminare, «si tratta di un intervento molto interessante e alla portata di tutti gli ospedali», è il commento di Dennis Kasper, microbiologo e immunologo all’Harvard Medical School di Boston. L’epoca degli studi sul microbiota è destinata a innovare anche l’ostetricia”.

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