X

Piero Marrazzo, spuntano 6 cd con intercettazioni dei carabinieri accusati del ricatto

di Maria Elena Perrero |6 Luglio 2017 12:16

Piero Marrazzo, spuntano 6 cd con intercettazioni dei carabinieri accusati del ricatto (Foto Ansa)

Piero Marrazzo, spuntano 6 cd con intercettazioni dei carabinieri accusati del ricatto (Foto Ansa)

ROMA – Spuntano sei cd con intercettazioni dimenticate nel caso che, nel 2009, coinvolse l’allora presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, che sarebbe stato ricattato da dei carabinieri per delle foto in cui era in compagnia di una trans, José Alexander Vidal Silva, detta Natalì.

Si tratta, spiega Adelaide Pierucci sul Messaggero, di millequattrocento intercettazioni dimenticate che sarebbero state recuperate dalla Procura in una cassaforte di palazzo di giustizia. Cd trovati per caso nell’ufficio dell’ex procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare dell’inchiesta sullo scandalo che aveva portato alle dimissioni del governatore, e che, scrive il quotidiano romano, non avrebbe mai parlato a nessuno degli atti rimasti in suo possesso.

Eppure si tratta, spiega il Messaggero, di

intercettazioni che ricostruiscono lo snodo principale del caso, scoppiato dopo che la Dda di Firenze aveva ricevuto la segnalazione dal Ros di Livorno su un gruppo di carabinieri che a Roma avrebbero avuto contatti sospetti con pusher. Le difese dei quattro carabinieri sotto accusa ora puntano ad ascoltare quel fiume di telefonate.

«Valuteremo il contenuto delle intercettazioni di cui conoscevamo l’esistenza ma non i contenuti», ha detto l’avvocato Manlio Pennino, che assiste uno dei carabinieri. «Per chiedere la trascrizione delle intercettazioni che riterremo utili alla difesa dovremmo prima ascoltarle». Se ne riparlerà alla prossima udienza, fissata per settembre.

I cd sarebbero sfuggiti agli inquirenti perché inutili a sostenere la tesi dell’accusa. Ma potrebbero aiutare, invece, la difesa.

«Dai primi ascolti – ha spiegato l’avvocato Pennino – si capisce chiaramente che il tentativo di commercializzazione del video fu del tutto estemporaneo e sicuramente maldestro».

(…) Intanto nel processo la parola è passata agli imputati. Una questione di gossip, non di ricatto, si difendono. Il carabiniere accusato di aver girato il filmino col presidente Marrazzo seminudo in casa del trans Natalì, per estorcergli denaro insieme a due colleghi della compagnia Trionfale, scatenando lo scandalo, ha provato a difendersi. «Il video – ha detto Luciano Simeone, tuttora sospeso dal servizio – lo abbiamo girato non per ricattare ma, a nostra tutela, per documentare quanto trovato in casa. Non sapevamo di trovare in quella casa il governatore. Rimanemmo stupìti». «Su un piattino c’era meno della sostanza bianca che poi buttammo in bagno e soldi dappertutto – ha poi aggiunto – Ci saranno stati ventimila euro».

Scelti per te