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Polonia, ancora in cella i tifosi laziali: “Potrebbero fuggire in Italia”

di Gianluca Pace |11 Dicembre 2013 13:19

Polonia, ancora in cella i tifosi laziali: “Potrebbero fuggire in Italia”

VARSAVIA (POLONIA) – Sono ancora in cella, chiusi nella prigione di Bialoleka,  i 22 tifosi laziali arrestati dalla polizia polacca dopo la retata del 28 novembre. Il Riesame in queste ore ha negato loro l’uscita su cauzione, che sembrava scontata, motivando la decisione “con il rischio di fuga dei tifosi in Italia”.

Ecco perché Giuseppe Stazi, padre di Damiano, 25 anni, e i parenti degli altri ragazzi si stanno organizzando per trovare degli alloggi da affittare a Varsavia. Cercano sul web, pronti a pagaredi tasca propria. «Solo così i nostri figli possono fissare il domicilio a Varsavia — spiega Giuseppe — c’è la possibilità che debbano scontare i tre mesi di condanna (per alcuni sono due, ndr) qui in Polonia, perché il giudice potrebbe imporre loro di presentarsi una volta alla settimana alla Polizia locale». La strada alternativa,prendere camere d’hotel o addirittura appoggiarsi all’ambasciata italiana, non sembra percorribile. «Il rischio è di finire come con il caso dei Marò che stanno da mesi in un residence in India», ragiona amaro Giuseppe.
Nella condizione di Damiano, già condannato in attesa della cauzione, sono in dieci. Lunedì o martedì prossimo ci sarà la prossima camera di consiglio, dove l’avvocato difensore Roberto Privitera riproporrà per tutti la richiesta di scarcerazione. Nel caso di un ragazzo ha deciso di impugnare il provvedimento di carcerazione e per questo la sua posizione è al vaglio di un tribunale superiore.
Rinchiusi a Bialoleka, però, ci sono anche altri dodici tifosi laziali, sottoposti a indagini preliminari. Per loro il reato di assembramento sedizioso, retaggio del regime comunista, potrebbe essere riqualificato in aggressione a pubblico ufficiale. A gruppetti si presenteranno domani, venerdì e martedì davanti ai magistrati per gli interrogatori, durante i quali chiederanno il patteggiamento. E poi, forse, torneranno a casa.

 

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