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Pompei, altro micro crollo. Il Giornale: e se fosse colpa dei custodi?

di Emiliano Condò |27 Giugno 2014 9:51

Pompei, altro micro crollo. Il Giornale: e se fosse colpa dei custodi? (foto LaPresse)

POMPEI  – Una “manina” vicina ai custodi potrebbe aver contribuito all’ultimo micro crollo nel sito archeologico di Pompei. Una teoria, questa,  che circola in ambienti sindacali. E che viene spiegata, sul Giornale, da Nino Materi.

L’articolo:

Benvenuti alla «guerra dei muretti». Dove le ri­vendicazioni sindacati avverrebbero anche a colpi di intonaci e calci­nacci fatti cadere in maniera «mira­ta ». C’è infatti chi ipotizza che nel si­to archeologico di Pompei le denun­ce dei lavoratori (sia quelle sacro­sante, sia quelle strumentali) passi­no ormai anche at­traverso allarmi «pilotati».Le inten­zioni sarebbero buone, benché perseguite con mo­dalità non ortodos­se. Fatto sta che ie­ri nella «città ince­nerita » che il mon­do ci invidia ma che l’Italia non rie­sce a tutelare, si è registrato un mi­cro crollo, l’ennesi­mo. Nulla a che fare però con i maxi crolli del passato. «Si tra­t­ta di una piccola porzione di un muretto nel Vicolo Storto Reg. VII, Insula 3, Civ. 36», fa sapere Antonio Pepe, sindacalista mai domo della Rsu di Pompei.

«L’amministrazione-sottoli­nea Pepe in una nota- ha ritenu­to opportuno informare i cara­binieri. Speriamo che con la stessa sollecitudine abbia prov­veduto anche a comandare qualche restauratore per l’ac­certamento del danno per poi procedere con immediatezza alla risistemazione».

La vertenza sul «personale in­sufficiente » di Pompei è da sempre il pallino di Pepe, e non solo suo. Tanto che ieri negli ambienti sindacali più «oltran­zisti » non si escludeva che a provocare il crollo del muretto possa aver contribuito una «manina» vicina agli stessi am­bienti dei custodi. Il tutto per t­e­nere alta la tensione su un tema – quello di una più adeguata tu­tel­a del nostro patrimonio arti­stico – da sempre particolar­mente sentito a Pompei. E par­ziali conferme, in questo sen­so, vengono pure dagli ambien­ti del­la Sovrintendenza e dai ca­rabinieri intervenuti tra le ma­cerie del «Vicolo Storto».

«Que­sto segnale – rimarca la Rsu -conferma l’esigenza della ma­nutenzione ordinaria, che in passato aveva assicurato la con­servazione dell’area archeolo­gica fino a quando non è stata più effettuata per mancanza di personale addetto». Una lacu­na che «ha creato e sta creando danni al patrimonio archeolo­gicoe rischi per l’incolumità di turisti e personale che vi prestaservizio».«Non si può che ribadire l’esi­genza di assumere al più presto personale operaio – spiega Pe­pe- altrimenti non si arginerà il problema della conservazio­ne. Anche gli interventi di re­stauro previsti dal “ Grande Pro­getto Pompei“, sperando che vengano realizzati tutti e al piùpresto, rischiano di essere uno spreco di soldi – avverte – se non seguiti successivamente da un costante monitoraggio e dalla manutenzione ordina­ria ».

«Se si vuole dare risposte con­cre­te al futuro dell’area archeo­logica di Pompei, anziché per­dere tempo a criticare sindaca­listi e lavoratori che rivendica­no i propri diritti, avrebbe dovu­to favorire, già da tempo, inter­ven­ti di restauro e preoccupar­si per nuove assunzioni di ope­rai», evidenzia il sindacalista. 

«Nel frattempo da parte no­stra- assicura Pepe- collabore­remo affinché si arrivi al più presto a sottoscrivere un orga­nizzazione del lavoro, oltre che per il personale di vigilanza, an­che per il personale ammini­strativo e per tecnici/operai che, in attesa di nuove assun­zioni, permetta quantomeno di ottimizzare le risorse profes­sionali disponibili». «Ovvia­mente – è l’impegno dei sinda­cati­vigileremo affinché nessu­no approfitti di questi spiacevo­liepisodi per mettere le mani su Pompei, perché il nostro obiettivo è e rimane quello di concordare con l’amministra­zione anche un piano per la tu­tela e la messa in sicurezza del sito, oltre che per la valorizza­zione e messa a reddito dell’in­teropatrimonio archeologicopompeiano». Il rischio crolli («pilotati» o spontanei) continua.

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