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“Un milione di voti per la secessione del Veneto”, Luigi Bacialli su Libero

di FIlippo Limoncelli |19 Marzo 2014 11:47

“Un milione di voti per la secessione del Veneto”, Luigi Becalli su Libero

ROMA – “SPQR ladroni! Venesia capital! Veneto indipendente! Par tera e par mar, W San Marco!”. Ogni sera sono centinaia gli sms spediti dagli indipendentisti veneti a Focus, il talk della televisione privata Rete Veneta che ospita spesso gli esponenti dei partiti e dei movimenti decisi a ottenere il distacco dall’Italia dell’ex “locomotiva del Nordest” finita, “per colpa dello Stato centrale”, su un binario morto.

Decine di migliaia di aziende schiacciate (o costrette a delocalizzare in Carinzia e in Slovenia) dalla burocrazia e da una pressione fiscale record del 70%, ottanta imprenditori suicidi negli ultimi sei mesi (il più delle volte non per debiti ma per crediti nei confronti delle aziende pubbliche per le quali avevano lavorato!) e il rapido impoverimento della classe media: è questo il terreno su cui il germoglio della rabbia e della indignazione anti Casta è diventato in pochi anni quercia.

 

Scrive Luigi Bacialli su Libero:

Non deve quindi stupire che al referendum digitale di uno dei gruppi della galassia indipendentista, Plebiscito 2013, il cui leader è Gianluca Busato, abbiano partecipato quasi un milione di votanti, probabilmente destinati a diventare almeno il doppio entro le 18 di venerdì prossimo, quando la consultazione avrà termine. Mettiamo che in realtà siano molti di meno: di un test molto significativo si sarà comunque trattato, anche perché viene confermato il risultato di 2 veneti su 3 favorevoli uscito da alcuni sondaggi (e tra questi anche quello di un giornalone che oggi parla di un referendum truffa «perché via computer si può votare due volte»). Ma quel che più indigna i fautori dell’indipendenza mentre insistono a portare ad esempio il percorso già compiuto da Scozia e Catalogna, è la palude in cui è finita la proposta di legge regionale 342 (primo firmatario Stefano Valdegamberi dell’Udc) per un referendum consultivo vero e proprio, rispetto al quale quello digitale e autogestito è un’alternativa rispettabile ma rimediaticcia.

In buona sostanza i partiti tradizionali, Forza Italia e Partito democratico in primo luogo, ma anche Italia dei valori e Federazione della sinistra, unica eccezione la Lega Nord del governatore Luca Zaia, si oppongono strenuamente al referendum. Il ddl è già stato portato due volte in discussione dopo il semaforo verde di un gruppo di saggi (tra questi il costituzionalista padovano Mario Bertolissi) ma per due volte è stato bocciato. Cinque milioni di veneti, secondo la maggioranza del Consiglio regionale, non hanno il diritto di esprimere la loro opinione su indipendenza sì o indipendenza no. Ora può darsi che il boom della consultazione via internet possa indurre gli irriducibili a più miti consigli. Comunque uno smacco per la Lega che sull’indipendenza della Padania aveva puntato solo a parole e che ora cerca di recuperare posizioni costi quel che costi: non a caso due settimane fa aveva a propria volta organizzato un referendum sull’indipendenza con oltre 500 gazebo sparsi su tutto il territorio ottenendo oltre 100 mila sì. Unì’iniziativa del segretario Matteo Salvini, lodevole ma tardiva (…)

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