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Alzheimer, i sintomi visivi che possono indicarne precocemente il rischio

di redazione Salute |25 Gennaio 2024 13:27

foto Ansa

Un gruppo internazionale di ricercatori ha recentemente rivelato una connessione tra sintomi visivi e la malattia di Alzheimer. Secondo uno studio condotto dalla UC San Francisco e pubblicato su The Lancet Neurology‘, l’atrofia corticale posteriore (Apc) potrebbe essere un campanello d’allarme precoce della malattia di Alzheimer. Questa condizione, che comprende una vasta gamma di sintomi visuo-spaziali, si manifesta in fino al 10% dei casi di Alzheimer.

Alzheimer e atrofia corticale posteriore, lo studio

L’atrofia corticale posteriore coinvolge una varietà di sintomi visivi e spaziali che possono manifestarsi in diversi modi. Secondo i ricercatori, questa condizione sembra essere un precursore importante della malattia di Alzheimer. Lo studio ha coinvolto dati provenienti da oltre mille pazienti in 36 siti distribuiti in 16 Paesi, fornendo un quadro completo della relazione tra Apc e Alzheimer.

I risultati dello studio hanno dimostrato che circa il 94% dei pazienti con Apc ha sviluppato la malattia di Alzheimer, mentre il restante 6% ha manifestato condizioni come la malattia dei corpi di Lewy e la degenerazione lobare frontotemporale. In confronto, altri studi hanno evidenziato che solo il 70% dei pazienti con perdita di memoria presenta una patologia tipica della malattia di Alzheimer.

Marianne Chapleau, del Dipartimento di Neurologia dell’UCSF, ha sottolineato le differenze chiave nei sintomi presenti nei pazienti con Apc. Rispetto ai problemi di memoria comuni nella malattia di Alzheimer, i pazienti con Apc mostrano difficoltà nella definizione delle distanze, nella distinzione tra oggetti in movimento e fermi, e nelle attività quotidiane come la scrittura e il recupero di oggetti caduti. Questi sintomi possono emergere prima che altri segni più tipici della malattia di Alzheimer diventino evidenti.

Apc, cos’è e sintomi comuni

L’Atrofia Corticale Posteriore (PCA), conosciuta anche come Sindrome di Benson, si configura come una forma di demenza spesso classificata come variante atipica della malattia di Alzheimer (AD). Questa condizione, dapprima descritta da D. Frank Benson nel 1988, si caratterizza per la progressiva atrofia della parte posteriore della corteccia cerebrale, determinando un graduale deterioramento nell’elaborazione visiva complessa.

I sintomi iniziali emergono spesso tra i 55 e i 65 anni. La patologia è identificata dalla graduale degenerazione della corteccia posteriore del cervello, l’area responsabile del trattamento delle informazioni visive, a causa delle stesse anomalie neuropatologiche tipiche della malattia di Alzheimer, come placche di amiloide e grovigli neurofibrillari.

L‘errore diagnostico è comune poiché, manifestandosi in modo insolito e variabile, può essere confusa con altri disturbi visivi. Spesso, i pazienti si rivolgono inizialmente a un oculista, percependo i primi sintomi come problemi legati agli occhi.

I pazienti affetti da Apc sviluppano gradualmente difficoltà nelle attività visive quotidiane, quali la lettura, la valutazione delle distanze, la distinzione tra oggetti in movimento e stazionari, l’incapacità di percepire più di un oggetto alla volta, il disorientamento e la difficoltà nell’identificare e utilizzare strumenti comuni. In alcuni casi, si verificano allucinazioni, mentre altri sintomi includono difficoltà di calcolo e una crescente consapevolezza di un cambiamento nella propria salute, generando ansia nei pazienti.

Nei primi stadi della patologia, i pazienti non manifestano deficit di memoria significativi, con tali sintomi che si sviluppano più tardi nel corso della malattia.

La prevalenza della Apc e la necessità di maggiore consapevolezza

L’identificazione precoce della Apc potrebbe avere importanti implicazioni per il trattamento dell’Alzheimer. Renaud La Joie, primo autore dello studio, ha sottolineato che i pazienti con Apc potrebbero essere candidati a terapie anti-amiloide e anti-tau, ritenute più efficaci nelle prime fasi della malattia.

Tuttavia, esiste una sfida nell’individuare precocemente la Apc. Al momento della prima visita diagnostica, in media 3,8 anni dopo l’inizio dei sintomi, i pazienti presentano già una demenza lieve o moderata. Chapleau ha evidenziato la necessità di una maggiore consapevolezza della Apc sia da parte dei pazienti che dei medici. Molti pazienti con Apc si rivolgono agli optometristi quando iniziano a manifestare sintomi visivi, ma spesso vengono indirizzati a oftalmologi che potrebbero non riconoscere la Apc. Strumenti migliori sono necessari in ambito clinico per identificare precocemente questi pazienti e avviare trattamenti tempestivi.

Implicazioni scientifiche

L’età media di insorgenza dei sintomi della Apc è di 59 anni, diversi anni prima rispetto alla malattia di Alzheimer. Questo ritardo nella diagnosi può influenzare negativamente l’accesso dei pazienti a trattamenti efficaci. La Joie ha sottolineato che i pazienti con Apc sono stati esclusi dalle sperimentazioni cliniche, ma all’UCSF stanno valutando trattamenti specifici per questa condizione e altre varianti non amnestiche.

La comprensione approfondita della Apc è cruciale per migliorare l’assistenza ai pazienti e la conoscenza dei processi che guidano la malattia di Alzheimer. Gil Rabinovici, direttore del Centro di Ricerca sulla malattia di Alzheimer dell’UCSF, ha sottolineato che è fondamentale che i medici apprendano a riconoscere la sindrome per garantire diagnosi, consulenze e assistenza adeguate.

Inoltre, il 60% dei pazienti con Apc nel campione dello studio erano donne, aprendo nuove prospettive di ricerca sulla suscettibilità di genere alla Apc e alla malattia di Alzheimer.

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