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Covid, Enrico Pirondini, diario dal bunker di Reggio: contagiato dalla nipotina, vaccino salva ma urge terza dose

di Enrico Pirondini |3 Novembre 2021 14:29

Covid, Enrico Pirondini, diario dal bunker di Reggio: contagiato dalla nipotina, vaccino salva ma urge terza dose

Covid, Enrico Pirondini annota nel suo diario. Scrivo ancora dal bunker Covid di Reggio Emilia. Padiglione infettivi. Blindato e isolato da giorni. Letto 14.

In stanza entrano solo infermieri con scafandro. Sembrano palombari. Poche parole, gesti sicuri, tante accortezze. Il virus fa paura.

È in arrivo un’altra ondata. C’è un ottimismo solo di facciata, per non allarmare i pazienti, pesantemente provati dal Covid, dalle cure martellanti, dalla solitudine.

Sono momenti difficili, l’anima “non vibra più“ come diceva la poetessa Alda Merini. La solitudine è una pace inaccettabile. Perché “imposta“, perché nutre pensieri cupi, perché è il campo da gioco di satana. I palombari lo sanno e  ti sommergono di antidepressivi.

Le cure cominciano all’alba con la misurazione della temperatura e della glicemia. E  si va avanti fin quasi a mezzanotte. Con prelievi, antibiotici, misteriosi infusi (misteriosi almeno per me), tac a sorpresa, tamponi molecolari.

Iniezione di eparina nella pancia alla sera

Prima di cena (al tramonto) non manca mai l’iniezione di Eparina nella pancia; è un farmaco “ efficace è sicuro “, garantisce l’Organizzazione Mondiale  della Sanità. È un formidabile  anticoagulante, mi mette al riparo da eventuali trombosi. La circolazione del sangue  è salva. Medici e paramedici seguono rigorosi protocolli.

Sono regolarmente vaccinato e, con mia moglie, ho beccato il Covid.  Come è stato possibile? Chi l’ha trasmesso se eravamo in quarantena volontaria? Mistero. Forse tutto è partito da una nipotina in visita  che era negativa al tampone e nessuno immaginava invece che il virus era già in viaggio.

Limitata copertura del vaccino anti covid: serve la terza dose

D’accordo. E le nostre vaccinazioni? Mi sono fatto un’idea, peraltro condivisa nel mio padiglione: i vaccini hanno una “ copertura “ di fatto inferiore alle attese. Di qui la necessità della terza dose.

Sarà. A complicare il quadro va ricordato che nessuno  dei sintomi simil-influenzali (febbre, tosse, mal di testa, respiro corto, dolori muscolari, stanchezza, perdita dell’ olfatto e del gusto) si era manifestato prima del fatal tampone positivo.

Quindi l’arrivo del 118, il ricovero urgente, sette ore in barella al Pronto soccorso (intasato),l’isolamento  nel reparto bunker, le cure tempestive, la stanzetta blindata. Comunico solo con il tablet. Gli amici vogliono sapere. 

A tutti raccomando l’igiene personale e di stare molto attenti. E limitare  – ad esempio – il contatto  con le superfici potenzialmente infette negli spazi pubblici: corrimano, maniglie, sostegni, pulsanti.

E pure le merci nei supermercati: sono potenziali veicoli di contagio. E se qualcuno ha ancora dei dubbi venga qui nel padiglione (strapieno) degli infettivi, sentirà storie illuminanti.

Mascherine di ossigeno e antibiotici a grappoli

E scoprirà come si vive aggrappati a mascherine di ossigeno, flebo, aghi nelle vene, grappoli di antibiotici detti “antivita“. Perché è vero che fanno strage di batteri ma si fanno pagare salato, impoveriscono la nostra flora batterica indiscriminatamente.

Non distinguono i batteri buoni da quelli cattivi. Paradossalmente rinforzano alcuni  batteri pericolosi  che, come ogni forma di vita, si adattano per sopravvivere alle minacce. Si imparano molte cose a stare qui.

Prima fra tutte: state alla larga da questi padiglioni.  Se potete. E contate sul vaccino. Sennò dovrete contare parecchi giorni di solitudine e sofferenza. Sono dolori che rovesciano la vita.

 

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