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Covid, l’inverno sta arrivando: varianti rafforzano epidemia in Europa, in Sudamerica galoppa, Usa si blindano

di Alessandro Camilli |22 Gennaio 2021 9:51

Coronavirus insieme a influenza, documentato il primo caso in California

Covid, l’inverno sta arrivando e non è una banale constatazione di calendario. Quel che sta arrivando è l’inverno del Covid, la stagione che ci si illudeva di poter evitare nella sua replica dopo averne vissuta una prima nel 2020.

Italia e Covid, dove per ora va meno peggio

Italia viaggia alla media di 12/13 mila contagi giornalieri e 4/500 morti quotidiani. A parte l’assuefazione che fa vivere queste cifre come normalità da vivere ai confini dell’indifferenza, in Italia non va per nulla tutto bene ma, paragonati oggi al resto d’Europa, potrebbe andare peggio, molto peggio.

Gran Bretagna allinea da giorno numero di bare doppio e triplo del nostro. Germania registra in media il doppio dei contagiati giornalieri. Portogallo al collasso degli ospedali. Francia vede esplodere in ospedali, uno tra tutti quello di Compiegne, quelli definiti “focolai impazziti”, cioè 170 pazienti e 70 medici e sanitari tutti contagiati in un colpo solo.

Inverno Covid: la piena delle varianti

Quel che l’Europa sta vivendo o teme di dover vivere è la piena delle varianti. La piena, il fiume gonfio, l’esondazione. Le varianti sono la normalità dei virus, l’improvvisata comunicazione le racconta come eventi mirabolanti ed esoterici. Non è così, i virus mutano, variano per natura e coronavirus varia relativamente poco.

Mutano per adattarsi, per sopravvivere (anche se la definizione di vita biologica per i virus è una semplificazione profana). Allora quale il problema? Il problema sta nel fatto che alcune delle varianti del virus (quelle che battezziamo come fossero esotiche con nomi tipo “brasiliana” o “inglese“) variano in direzione della maggiore capacità di diffondersi e contagiare. In fondo è ovvio che coronavirus faccia così.

Il problema è che però tutti i sistemi sanitari del pianeta tutto non sono per dimensioni in grado di reggere l’effetto di una maggiore contagiosità di coronavirus. Gli ospedali non bastano per tutti i contagiati, spesso gli ospedali diventano essi stessi focolai. Più facile contagiarsi nei minimi e ovvi contatti quotidiani.

Il dilemma dei lockdown

Dunque nell’inverno Covid che sta arrivando dovranno, dovrebbero esserci altri lockdown. Lockdown, di fatto l’unica arma efficace contro la piena d’inverno 2021 (i vaccini ci regaleranno, se va bene, un quasi sano inverno 2022). Ma lockdown, unica e sola arma efficace, incontra in Europa crescente insofferenza da parte delle cittadinanze e soprattutto costa cifre che si avvicinano all’insostenibile. Le cifre dei ristori a chi chiude, delle casse integrazioni, delle tasse sospese, dei finanziamenti garantiti dagli Stati. Per questo si studiano zone rosse europee, si approntano limitazioni ai viaggi e altro. Ma sono lenitivi che non scioglieranno più che un po’ di ghiaccio dell’inverno del Covid.

Gli Usa si blindano

Con molti mesi di ritardo (Trump aveva a suo tempo detto: “abbiamo cinque casi, presto ne avremo uno e poi è solo un’influenza un po’ pesante”) gli Usa adottano l’obbligo della mascherina e impongono quarantena a chi vuole entrare nel paese. Più di 400 mila morti e circa 4000 morti ogni giorno negli ultimi giorni. In Sudamerica, in Brasile in particolare, l’epidemia governa se stessa, gli uomini fanno e possono fare poco. Le cronache da Manaus raccontano di pazienti senza ossigeno, ossigeno finito. E di qualcosa che solo il pudore evita di definire fosse comuni.

Dell’Africa poco si sa, ci si culla nell’idea iniziale che la giovane età media degli africani faccia barriera alla malattia se non al contagio. La barriera c’era, ma si sta incrinando. In India coronavirus e covid galoppano in coppia. Coronavirus riappare anche in Cina. Covid l’inverno sta arrivando ed è grande inverno.

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