Sacchetti bio, rivolta dei centesimi. Spilorcia e ipocrita

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Sacchetti bio, rivolta dei centesimi. Spilorcia e ipocrita

ROMA – Sacchetti bio, sacchetti biodegradabili. Finalmente (e il finalmente va sottolineato) dal primo gennaio è obbligatorio se si vuole un sacchetto per trasportare cibi appena acquistati che il sacchetto stesso sia biodegradabile. Sacchetti per frutta, verdura, pesce, carne…obbligatorio che siano quelli che non restano di fatto eterni o quasi diventando montagne di rifiuti in discarica o autentiche isole di plastica nel mare e negli oceani.

Obbligatorio che siano sacchetti di una plastica che non entra nella catena alimentare. Sacchetti che non siano come quelli che fino a ieri abbiamo usato. Questi, sbriciolati ma non decomposti, finivano, finiscono ancora e finiranno per chissà quanti anni per ritrovarsi nella catena alimentare che lega pesci, uccelli ed umani. E che la plastica ingombri e avveleni l’ambiente son tutti d’accordo, basta andare per strada a chiederlo alla gente. La gente è contro, si dispiace e lamenta che la salute di tutti sia così messa a rischio.

Ma per alcuni, tanti purtroppo, si tratta di lamento e sentimento ipocrita. Molto ipocrita. Per dieci euro l’anno alcuni, tanti purtroppo, la plastica che non sparisce se la porterebbero anche a letto. I sacchetti dannosi alla salute dell’ambiente e anche della specie erano gratis. Ed è questo quel che conta per alcuni, tanti purtroppo.

I sacchetti biodegradabili invece costano. Costano niente meno che due o tre centesimi l’uno. Qualche volta anche un solo centesimo l’uno. Quei centesimi, sì proprio quelli, di cui alla cassa dei supermarket spesso si sente la gente dire: ma perché non li aboliscono? Non valgono nulla…Quegli stessi centesimi ora a qualche cassa di supermarket o negozio vengono recitati e sceneggiati niente meno che come balzello e stangata.

Pagando quei sacchetti biodegradabili, come è giusto che sia perché produrli biodegradabili ha un costo, una famiglia spenderà dai 4 ai 12 euro e 50 l’anno. E’ questo il prezzo famiglia per famiglia per eliminare un po’ di plastica, anzi tanta plastica, dal pianeta. Ma alcuni, tanti purtroppo, stanno imbastendo e diffondendo una rivolta contro il sacchetto biodegradabile a pagamento.

Rivolta spilorcia, perché neanche dieci euro l’anno per parecchia salute in più.

Rivolta ipocrita, perché i “rivoltosi” sono gli stessi che vogliono “qualcuno faccia qualcosa” contro inquinamenti vari. Qualcuno, chiunque, ma non loro. Neanche a dieci euro l’anno.

Rivolta infine tanto vera quanto gonfiata come la panna. Il gran frullatore dei social, il gran mestolone dei giornali montano, allargano e diffondono la panna acida della rivolta spilorcia.

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