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Veterinari, stress emozionale è troppo: rischio depressione, droghe, suicidio

di admin |26 Maggio 2017 9:22

Veterinari, stress emozionale è troppo: rischio depressione e dipendenza da droghe

Veterinari, stress emozionale è troppo: rischio depressione e dipendenza da droghe

OKLAHOMA CITY – Svolgere la professione di veterinario stimola tendenze suicide? Stando a quanto accade in Oklahoma, negli Stati Uniti, potrebbe sorgere qualche dubbio: un veterinario su 6 ha pensato al suicidio. La causa è da ricercare nell’eccessivo stress emozionale derivante dal curare gli animali. Sono maggiormente esposti, rispetto alla restante popolazione, anche al rischio di depressione e burn–out, cioè crollo psicologico da lavoro.

Secondo il sito Newsok, la percentuale di donne che si iscrive alla facoltà di veterinaria è del 75%. John Otto, veterinario a Orman per 26 anni,racconta che a causa della depressione e della dipendenza ha perso sette colleghi. “Non voglio più andare ai funerali”, afferma addolorato, per questo motivo insegna agli studenti in veterinaria e collabora con i dirigenti dell’Oklahoma State University Center for Veterinary Health Sciences per sviluppare un programma di studio mirato ad affrontare lo stress derivante dalla cura degli animali.

Circa un quarto dei veterinari e più di un terzo delle veterinarie, dopo la laurea hanno avuto episodi di depressione, rispetto al 15% della popolazione maschile degli Stati Uniti e circa il 23% di quella femminile, secondo le stime dei Centers for Disease Control and Prevention federali. Su sei laureati, alcuni hanno sviluppato tendenze suicide, secondo un’indagine online del 2014, tra oltre 10.000 veterinari.

“È davvero sconcertante”, dice Otto. “Nel corso degli anni ho perso sette amici. Le persone, in generale, non amano parlare ma se non ce ne occupiamo, andrà peggio”.

Chi sceglie la facoltà di veterinaria, osserva Margi Gilmour dell’Academic Affairs in the Center for Veterinary Health Sciences, in genere ha ottimi voti in campo scientifico ma spesso, non è preparato ad affrontare le insidie del lavoro, come il prezzo emotivo dell’eutanasia e informare il proprietario che il suo animale non si riprenderà.

La Gilmour, veterinaria per 30 anni, afferma che lo stress emotivo è uno dei pericoli della professione e per questo, sta lavorando al programma con Otto e altri studiosi, che prepari gli studenti alla professione. Vengono toccate questioni solitamente affrontate dai veterinari: ansia, disturbo dell’umore, l’abuso degli animali, come cercare aiuto in caso di tossicodipendenza e di trauma emotivo.

“Prendiamo questo programma seriamente, vogliamo che gli studenti, nel corso della professione, siano felici e realizzati”. Ma per ottenere successo, i veterinari sono costretti a muoversi tra una serie di ostacoli. Otto afferma che i suoi colleghi, a differenza dei medici ospedalieri, spesso lavorano in isolamento. Descrive i veterinari come lavoratori perfezionisti il cui impegno spesso fa la differenza tra la vita e la morte. Chi ama davvero gli animali soffre di stress da compassione. “Tendiamo a essere genitori, a prenderci cura degli altri prima che di noi stessi”, osserva Otto.

Alcuni farmaci di cui sono fornite le cliniche veterinarie, che possono potenzialmente provocare dipendenza, includono fentanil, metadone, morfina, diazepam e tramadolo, un oppioide sintetico. “E spesso vengono utilizzati per uso personale”, afferma Cathy Kirkpatrick, direttore esecutivo della Oklahoma Veterinary Board. “Un veterinario, può avere un infortunio e ha i farmaci a disposizione per curarsi. Si inizia e poi c’è l’escalation, vengono assunti regolarmente”.

Jon Geller, veterinario per cure d’emergenza al Fort Collins Veterinary Emergency and Rehabilitation Hospital e Lori Kogan, psicologa e professoressa associata di Scienze Cliniche al College of Veterinary Medicine and Biomedical Sciences del Colorado, nel 2015 hanno condotto un sondaggio online, a cui 368 veterinari hanno risposto a domande sull’accesso e l’abuso di droga sul posto di lavoro.

Dal sondaggio sono emerse tendenze preoccupanti: il 72% dei veterinari ha affermato di aver lavorato con un collega sospettato di avere un problema di dipendenza. Circa un terzo dei farmaci, nelle ore di lavoro, non sono custoditi in posti ad accesso limitato. La maggioranza dei veterinari ha affermato che gli ospedali non effettuano test tossicologici.

L’Oklahoma ha cercato di contrastare il problema con leggi più severe. Dal 2000 al 2011, il Veterinary Board ha esaminato 19 casi di veterinari denunciati per problemi di droga o alcol. Nel 2012, lo Stato ha stabilito che i veterinari, entro cinque minuti, devono riferire la fornitura di sostanze nocive e pericolose al Prescription Monitoring Program. “E’un deterrente a parecchie deviazioni, poiché devono rendere conto”, dice Kirkpatrick.

Da quando la legge è entrata in vigore, quattro veterinari sono comparsi davanti al Veterinary Board per denunce di droga o alcol. Kirkpatrick afferma che in alcuni casi, i veterinari dichiarano di aver bisogno di aiuto per combattere la dipendenza. Possono ricevere assistenza dal programma Oklahoman Health Professionals, progettato per supportare e monitorare professionisti medici e sanitari in tutto l’Oklahoma. Quando un veterinario accetta la denuncia presentata, deve sottoporsi alla disciplina del Veterinary Board, che comprende un periodo di prova di dieci anni e test tossicologici regolari.

“Il nostro obiettivo è duplice”, sostiene Kirkpatrick. “Vogliamo aiutare i medici, ma al contempo proteggere i cittadini”. La maggior parte dei veterinari, quando curano un animale, sono compassionevoli ed empatici, dice Kirkpatrick. Alcuni proprietari credono che svolgano la professione solo per denaro, solitamente è vero il contrario.

“Spesso, i veterinari sono tenuti a prendere decisioni sulla base della situazione finanziaria del padrone dell’animale, il che per loro può creare un dilemma etico: curare l’animale basandosi esclusivamente sul fattore costo o consigliare come soluzione l’eutanasia?, afferma Kirkpatrick. “Molti veterinari fanno uso di droghe o assumono alcol per far fronte allo stress”.

L’Association of American Veterinary Medical College, ha messo a punto un programma: oltre a introdurre pratiche di benessere, stanno lavorando per eliminare la stigmatizzazione quando si cerca un aiuto per la lotta alla tossicodipendenza e la depressione. Il Center for Veterinary Health Sciences, ha messo a disposizione degli studenti in veterinaria, uno studente di psicologia. Otto sostiene che i futuri veterinari devono imparare a gestire positivamente lo stress, capire che cercare aiuto non è un segnale di debolezza.

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