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Arianna Fontana:”Gli allenatori italiani dicono che tecnica e attrezzi contano poco”

di admin |28 Febbraio 2010 10:55

Arianna Fontana

 Arianna Fontana, medaglia di bronzo nei 500 metri dello short track, una delle cinque medaglie prese dall’Italia alle Olimpiadi invernali di Vancouver, ha vuotato il sacco contro la squadra azzurra: “Io non ho mai avuto veri rapporti con i miei compagni  ma a dire il vero adesso non mi parlano nemmeno più e neppure i tecnici”.

Le scintille sarebbero scoppiate dopo la rinuncia da parte della pattinatrice a disputare la finalina B della staffetta. A ascoltare le vocidella squadra, il quadro è davvero imbarazzante. Le voci parlano di una reazione polemica della Fontana all’esclusione da parte dello staff di allenatori del suo fidanzato, Roberto Serra, nel team azzurro dei 500 metri. Questa a sua volta sarebbe stata una ritorsione nei confronti della stessa azzurra che, quando ha vinto il bronzo, nei ringraziamenti non aveva mai citato gli allenatori. Il ct, Fabio Magarotto non aveva gradito, e avrebbe rimproverato duramente la Fontana, mandando a sua volta su tutte le furie il fidanzato-atleta corso a difenderla.

Non erano stati teneri nemmeno i compagni di squadra Nicola Rodigari e Yuri Confortola (che a questi Giochi però non hanno certo brillato): “La rottura c’é sempre stata, non è che il casino è successo qui, hanno sempre voluto capirla e io sono arrivata qui che avevo già le ‘palle piene. Noi non siamo un gruppo, non lo siamo mai stati: loro non mi conoscono e io non conosco loro. Non mi sono mai azzardata a dire loro qualcosa a riguardo, mai fatto dichiarazioni come invece Confortola su me, dicendo che mi sono montata la testa. Chi mi conosce veramente sa come sono, non sono una ragazza di questo tipo. Non li ho ringraziati pubblicamente perché non hanno mai fatto nulla per me e non fanno parte della mia vita. Non mi hanno fatto i complimenti dopo che ho vinto la medaglia e non vedo perché li avrei dovuti ringraziare”.

Aggiunge Arianna Fontana:  “Non ho fatto la staffetta perché non mi sentivo bene e non per l’esclusione di Serra, sa difendersi da solo e non devo farlo io per lui. Riguardo alla sua esclusione voglio dire questo: tre giorni prima di partire per Vancouver sono stati detti i nomi che avrebbero corso i 500 e il suo nome non è mai stato messo in dubbio. La sua esclusione è dovuta esclusivamente ad uno screzio con gli allenatori e non per valutazioni tecniche. Io ho la coscienza a posto”.

La tensione non sembra però preoccupare l’atleta, che si sta godendo il primo giorno di vero relax a Vancouver prima di ripartire per l’Italia. Piuttosto guarda in prospettiva e critica gli scarsi passi avanti fatti dal suo sport: “Con i miei compagni non ci sono mai stati rapporti e certo adesso non mi rivolgono la parola e se è per questo non mi parlano nemmeno gli allenatori. Negli ultimi due anni non abbiamo fatto progressi, siamo rimasti allo stesso livello, mentre tutti gli altri crescono. Io mi sono dovuta autogestire. Io ho provato a dire che le cose così non funzionavano, ci ho messo la faccia, sperando che altri mi seguissero: ma non hanno avuto gli attributi giusti e sono rimasti in disparte. Non voglio polemiche e basta, spero di aver mosso un po’ la situazione. Se guardiamo intorno tutti hanno allenatori coreani, cinesi: bisogna migliorare nella tecnica, e anche sugli attrezzi, ma i nostri allenatori dicono che contano poco. Non è vero. Io sono arrivata stracolma, avevo tanti nodi alle dita e ora li sto sciogliendo. Tutti si sono lamentati, ma nessuno ha mai avuto il coraggio di parlare”.

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