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Massimo Ferrero, chi è Er Viperetta il nuovo presidente della Sampdoria

di Gianluca Pace |13 Giugno 2014 10:25

Massimo Ferrero (foto Twitter)

ROMA – Chi è Massimo Ferrero? Da oggi, giovedì 12 giugno, Massimo Ferrero, produttore cinematografico, è il nuovo proprietario della Sampdoria.

“Ho consegnato una splendida macchina, bella e competitiva. Vi saluto così” ha detto commosso il presidente uscente, Edoardo Garrone.

E Ferrero già promette calcio spettacolo: “Mi aspetto di vincere. Voglio portare un calcio spettacolo”. E su Cassano non si sbilancia: “Vedremo dopo il Mondiale”.

Massimo Ferrero, soprannominato “Er Viperetta”, nasce a Roma il 5 agosto 1951. Nel 1974 diventa Direttore di Produzione, dal 1983 al 1996 Organizzatore Generale prima e Produttore esecutivo successivamente. Nel 1994 inizia la sua attività di Produttore Indipendente. Nel 1996 produce il primo film.  Nel suo curriculum ci sono tante pellicole e molte commedie all’italiana tra cui «Mani di Velluto», «L’anatra all’arancia» e numerosi film di Tinto Brass.

Poi l’acquisto di 60 sale cinematografiche ( tra i quali il cinema Adriano di Roma) e la nascita della “Ferrero Cinemas Group”.

Malcom Pagani del Fatto Quotidiano così ne parlava in un articolo del 2011:

Poteva mancare Massimo Ferrero nello scandalo Enav-Finmeccanica? Nelle intercettazioni dell’inchiesta dei pm romani compare per una storia minore, non penalmente rilevante ma che illumina le trame degli affari del settore aereo in Italia, “Er Viperetta”. Soprannome sibilante, eloquio vernacolare, carattere aspro, rivalità di settore che risolve scrollando le spalle in terza persona. Il signor Ferrero dà fastidio a un sacco di gente perché è trasparente, senza protezioni e non sta tutti i giorni a grattarsi i coglioni.

Sul signor Ferrero, all’anagrafe Massimo, 60enne, produttore cinematografico, proprietario dell’Adriano e di decine di altre sale romane in virtù del fallimento Cecchi Gori – “Sono solo in affitto, non scrivete idiozie” – si dicono tante cose, non tutte buone. Se ne sventoli qualcuna, a iniziare dall’ipotesi che le paghe dei suoi lavoratori non siano proprio regolari, Ferrero recita e improvvisa un teatrino: “Venite qua, dal presidente vostro”. Arrivano tre dipendenti. Mani in tasca, sorriso pieno: “Eccole le mie RSU. Rozzi e sudici, ma unici. Mi volete bene?”.

Per un certo periodo, lo spregiudicato Ferrero, volò. Numero uno di Livingston, compagnia di charter specializzata in tratte caraibiche che franò unitamente ai Viaggi del Ventaglio. “M’hanno dato una sòla, la verità è questa”. Mentre Riccardo Toto, il figlio di Carlo, ha rilevato la Livingston commissariata salvando i posti di lavoro e la Procura di Varese ipotizza per gli ex vertici (Ferrero compreso) reati seri, tra cui la bancarotta, le carte Finmeccanica svelano un fitto traffico telefonico tra “Viperetta” e Gigi Martini, ex presidente dell’Enav. Obiettivo delle conversazioni, un incontro con Rocco Sabelli Ad di Alitalia e “quasi” ministro dello sviluppo economico con Mario Monti.

Livingston soffre economicamente e Ferrero vuole incontrare Sabelli. Avere un accordo di Code sharing. “Ottenere un po’ di lavoro e soldi da Alitalia per salvare la società” come sintetizza oggi il produttore fuori dai suoi uffici, agitando le mani in aria e accendendosi in corrispondenza di un concetto. Luglio 2010. Martini si interessò attivamente a organizzare il summit perché dice a un terzo interlocutore: “Ferrero mi tormenta e sta come i pazzi”. Il 28 Luglio 2010 alle 9,19 del mattino, Ferrero chiama Martini per l’ennesima volta. L’ex calciatore (che al Fatto giura: “sono intervenuto solo per salvare la compagnia e i miei ex colleghi piloti”) lo rassicura: “Gli ho parlato di quel discorso”, dice Martini a Ferrero. E poi, riferendosi a Sabelli: “L’ho incontrato al bar e mi ha detto adesso chiamo Giuseppe Fiaschetti e concordiamo il tutto”. Più Ferrero insisteva, più Martini si prestava: “Fiaschetti non lo conosco, ma so che era un consulente Alitalia. È vero, mi prodigai con Martini per aver un appuntamento con Sabelli e l’ottenni. Volevo valorizzare Livingston, farla crescere, salvarla. Aveva ragione mio padre, ognuno deve fà il mestiere suo e io con gli aerei so stato proprio uno scemo È una storia che vorrei dimenticare, ho passato solo guai”.

Dovendone parlare, comunque, Ferrero sceglie di ammettere quel che gli pare inevitabile: “Ho fatto le mosse che ritenevo giuste. Andai da Banca Intesa chiedendo se potesse finanziare la compagnia, chiesi un fido di venti milioni, cercai un compratore e mi diedi da fare”. Quando gli domandi se abbia mai conosciuto Passera, Ferrero sorride: “Magari”. Ma se suggerisci (è agli atti) di come con l’ex vicepresidente di Enav Giulio Spano, Martini insinuasse che non c’era “nessuna intenzione di Ferrero investire dei soldi” che lo stesso volesse “solo un milione per vendere la società”, Ferrero si scalda, dimentica la consecutio e scivola nuovamente nel romanesco: “Non ho capito esattamente cosa volete. C’ho i testimoni. Per Livingston mi sò spaccato cuore e culo e ci ho rimesso la faccia. Con il dottor Sabelli hanno parlato i miei tecnici, gli account manager, in gergo tecnico. Io me sò messo da parte e non ho capito un cazzo. Sò un poro contadino der cinema italiano, io. Non mangio caviale e disturbo. Me sò comprato a rate l’acquisizione di Cinecittà e pure lì ho preso un’altra inculata. Non so se si può scrivere”.

Si ferma, riparte con voce in falsetto: “Forse dovrei dire ho preso un’altra fregatura, mi hanno buggerato, cose così”. Nelle telefonate Martini rivela di come fosse sottoposto a “fortissime pressioni politiche” per aiutare Ferrero e salvare Livingston. Berlusconi? Gli ex di An? Ferrero non cede: “Non ne ho idea. Ho scritto decine di lettere alla classe politica. Se ci sono state pressioni in mio favore, meno male. C’erano 600 famiglie che rischiavano la strada”.

E Martini, chi le ha presentato Martini? “Me so presentato da solo. In famiglia so tutti laziali, Gigi era stato un pilastro dello scudetto del ’74. L’ho incontrato in Piazza in Lucina e gli ho detto ‘buongiorno, grande calciatore’. Ma che adesso anche chiedere aiuto è grave?”.

Nella versione di “Viperetta”, distinguere vero e falso è difficile. “Lasci sta’. Volevo solo vendere Livingston a esperti del settore, trovare altri tour operator, salvare l’investimento. Ci ho rimesso i soldi e mi hanno fottuto. Per me l’aereo è un teatro di posa e il viaggio è un film. Sulle poltrone ci sono coppie alla deriva, amanti, promessi sposi e grandissimi cornuti. Sarò stato sfortunato, ma ultimamente, mi capita di incontrare soprattutto quelli. Ce potrei scrive un libro”.

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