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Michael Schumacher, un anno dopo: è a casa immobile, non parla…

di FIlippo Limoncelli |29 Dicembre 2014 12:53

Michael Schumacher (LaPresse)

ROMA – Un anno fa l’incidente di Michael Schumacher. Ma un anno dopo come sta l’ex pilota della Formula 1? E’ a casa immobile, non parla. Perché le poche notizie positive non arrivano mai ufficialmente dalla famiglia? Sussurri e indiscrezioni rinfocolano la speranza che Schumacher sia ben più avanti nella riabilitazione. Ma Philippe Streiff, un ex pilota, ha dichiarato di essere in contatto con la famiglia, sostenendo che “Michael col tempo tornerà ad avere memoria, a camminare, a riconoscere…”.

Come riporta Benny Casadei Lucchi sul Giornale,

la verità, oggi, ora, adesso, è invece che questa speranza è terribilmente lontana. Si vocifera di una miniclinica casalinga da 12 milioni di euro che Corinna avrebbe fatto allestire nella villa. Condizionale d’obbligo perché si era detto tempo fa ma poi la notizia era stata smentita. Certamente c’è una struttura riabilitativa, questo sì.

Si parla di uno staff privato di medici e fisioterapisti e logopedisti, una decina di persone, guidati da un luminare, che lo assistono ogni giorno, costo 150mila euro la settimana. Si parla di un robot che aiuta a muovere il suo corpo immobile. Si racconta di terapia delle sensazioni, della loro riscoperta, di odori, suoni. Però, ora, provate un attimo a mettere insieme tutte queste informazioni dimenticandovi che si tratti di Schumi: che cosa deducete da questo tipo di cure? Secondo voi come sta?

La vera verità è che a un anno esatto dalla caduta sugli sci e l’urto con la roccia, il quadro che emerge riassumendo tutte le indiscrezioni, le interpretazioni, le balle, è quello di un uomo molto molto lontano dal recupero. Un quadro crudele, ma figlio del buonsenso e del poco fin qui trapelato. Purtroppo è così. Anche se in settembre Jean Todt, il presidente della Federazione dell’auto e amico di Michael, aveva dichiarato che «è giovane, che ha tutto il tempo per tornare a una vita normale».

Parole però enfatizzate dalla stampa, distorte dalle traduzioni e dai tifosi in cerca di speranze. «Per Michael e la sua coraggiosa famiglia dobbiamo solo pregare» ci aveva invece detto poco prima Todt. Anche se a Natale l’ex pilota Philippe Streiff ha dichiarato di essere in contatto con la famiglia, sostenendo che «Michael col tempo tornerà ad avere memoria, a camminare, a riconoscere, ha già cominciato». E allora, di nuovo, la domanda di prima: dimenticatevi per un attimo che sia Schumi, cosa vi fanno venire in mente le parole di Streiff? Come sta? Ecco, vi siete già risposti.

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