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Twitter e il caso Giggs: ma la legge sulla privacy?

di Alessandro Avico |23 Maggio 2011 19:42

LONDRA – Twitter contro il calciatore Ryan Giggs, uno a zero. Il potere di 75 mila utenti della rete ha prevalso sulla ordinanza con cui la magistratura aveva schermato le vicende giudiziarie del calciatore del Manchester United con la starlet del Grande Fratello Imogen Thomas.

Avvalendosi delle sue prerogative parlamentari, il deputato Lib-Dem John Hemming ha fatto il nome di Giggs nell’aula di Westminster: ”Con 75 mila persone che hanno identificato Giggs sul web non sarebbe pratico metterli tutti in galera”, ha detto il Lib-Dem. Con cautela, e dopo aver consultato i loro esperti legali, i media britannici ne hanno seguito l’esempio. Fino a lunedì mattina il nome di Giggs, protetto dalla ingiunzione del giudice, era stato un segreto di Pulcinella: ”Perfino io, come tutti so chi è”, aveva detto il premier David Cameron osservando che le norme sulla privacy nel suo paese sono ”ingiuste e insostenibili”.

Ci aveva pensato Twitter a smascherare decine di migliaia di volte il campione del Manchester. Occorre rivedere le leggi per ”aggiornarle al modo con cui oggi la gente consuma le notizie”, ha detto Cameron. Per il primo ministro ”è insostenibile che i giornali non possano stampare qualcosa di cui tutto il resto del mondo sta parlando”.

Lunedì mattina l’Inghilterra si era svegliata in una situazione surreale: domenica, sulla scia del servizio di microblogging, il domenicale scozzese Sunday Herald aveva stampato il nome di Giggs ma solo in Scozia, dove il bavaglio dell’ordine della magistratura non arriva, ma nessuna copia del giornale era uscito dai confini scozzesi e nessun giornale britannico, pur riservando alla vicenda articoli di prima pagina, si era sentito sciolto dall’embargo, pena il rischio di finire in galera.

Il caso del calciatore d’altra parte non è affatto isolato: decine di vip dello sport, della politica, dello spettacolo e della finanza, si sono avvalsi negli ultimi mesi dello strumento delle super-ingiunzioni per schermare dalla curiosità dei tabloid i guai della loro vita privata. Ma in un numero crescente di casi i protagonisti di queste vicende vengono smascherati in pubblico: la scorsa settimana, avvalendosi del “parliamentary privilege” (il diritto di parlare in aula senza conseguenze penali) proprio come il compagno di partito Hemming, un altro Lib-Dem, Lord Stoneham, aveva rivelato la tresca dell’ex Ceo della Royal Bank of Scotland Fred Goodwin con una top manager del gruppo.

In quel caso la logica invocata era stata il diritto del contribuente a conoscere se la relazione avesse avuto un impatto sul collasso dell’istituto di credito salvato con miliardi di sterline dei contribuenti nel pieno della Grande Crisi.

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