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L’Eredità, vince l’archeologo precario: ”Metà della vincita la utilizzerò per i miei scavi”

di Gianluca Pace |16 Gennaio 2018 8:14

L'Eredità, vince l'archeologo precario: ''Metà della vincita la utilizzerò per i miei scavi''

L’Eredità, vince l’archeologo precario: ”Metà della vincita la utilizzerò per i miei scavi”

ROMA – Paolo Storchi, archeologo 32enne di Reggio Emilia, dopo tre puntate all’Eredità, il programma prreserale di Rai1 condotto da Fabrizio Frizzi, ha vinto la “ghigliottina” (10mila euro) indovinando la parola, che venerdì scorso era “pazienza”.

Paolo Storchi ha deciso di donare parte della sua vincita, oltre 10mila euro, al suo progetto di ricerca, lo scavo di Tannetum, un centro di origini galliche risalente al 280 a. C. tra Reggio Emilia e Parma, sulla via Emilia, e che convenzionalmente viene identificato con Sant’Ilario d’Enza.

Ma, spiega Paolo a Repubblica, “il progetto che ho  iniziato nel settembre 2016 assieme ad altre 12 persone che coordino vuole dimostrare che in realtà non sarebbe Sant’Ilario la città sommersa che stiamo cercando, ma un piccolo centro pochi chilometri a Nord, Taneto”.

Un progetto a cui Paolo, che in tasca ha la laurea triennale in lettere classiche indirizzo archeologico, una laurea magistrale in archeologia, un master in bioarcheologia, paleopatologia e antropologia forense, una scuola di specializzazione in Beni archeologici, un dottorato di ricerca alla Sapienza di Roma in topografia antica e persino il titolo onorifico di “cultore della materia” per aver redatto, già così giovane, 22 pubblicazioni, ha dedicato gran parte della sua vita.

“Quando ero bambino facevo parte del gruppo archeologico di Sant’Ilario d’Enza e già allora il mio sogno era quello di scoprire questa città nascosta”. Un sogno che ha coltivato negli anni, dedicando all’archeologia ogni suo sforzo. Non senza delusioni. “Fare ricerca in Italia – spiega – è già difficile se ti occupi di materie scientifiche. Qaudno vuoi fare l’archeologo, investendo tutto il tuo sapere nella cultura diventa impossibile”.

In tv c’è finito grazie a sua mamma, che lo ha iscritto a sua insaputa. “Quando ho ricevuto la chiamata dalla redazione a settembre pensavo fosse la Sapienza, visto che era un numero di Roma. Per qualche secondo non ho saputo cosa dire, poi non ci ho pensato due volte e ho accettato”. Per l’archeologia, prima di tutto. “Volevo andare in tv a raccontare agli italiani cosa fosse Tannetum, quello che facciamo con i miei colleghi: stiamo scoprendo più di mille anni di storia, dai Galli Boi fino al primo Medioevo, e nel frattempo tentiamo anche di ritrovare una città romana scomparsa”. E vincere? “Non ho mai pensato davvero di poter indovinare la parola e portarmi a casa la vincita, però è successo e sull’uso che ne avrei fatto non ho mai avuto dubbi: più della metà verrà investita nel mio progetto di ricerca”.

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