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Coronavirus, scherzava in conferenza stampa: ora il cestista NBA è positivo VIDEO

di Redazione Blitz |12 Marzo 2020 12:26

Coronavirus, scherzava in conferenza stampa: ora il cestista NBA è positivo

Coronavirus, scherzava in conferenza stampa: ora il cestista NBA è positivo

ROMA – Ora è positivo.  Rudy Gobert, il cestista francese in forza agli Utah Jazz, è risultato positivo ai test del coronavirus. Positività, quella di Gobert, che ha costretto l’NBA a sospendere il campionato.

Solo qualche giorno fa, parliamo di lunedì scorso, lo stesso Gobert nella conferenza pre-partita di lunedì scorso, ancora ignaro della sua positività, aveva volutamente appoggiato le mani sui microfoni per dimostrare che si stava creando un inutile allarmismo. 

Mai gesto fu tanto sbagliato. In molte parti del mondo, questo ormai è chiaro, ancora non si è consapevoli del problema. 

Come in Francia, per esempio, dove il PSG, pur avendo giocato la partita a porte chiuse, dopo aver battuto il Borussia Dortmun è andato a festeggiare la qualificazione con i suoi tifosi.

A fine partita il terzino del PSG Kurzawa è andato anche a festeggiare tra gli ultrà. Un gesto che, questo è ovvio, ha reso del tutto vani gli sforzi di far giocare la partita a porte chiuse.

Un gesto sconsiderato, tenendo conto che solo ieri, quindi mercoledì 11 marzo, l’Oms ha dichiarato la pandemia a livello mondiale.

I numeri della pandemia.

Oltre 110 Paesi coinvolti, 4.500 morti, ad un ritmo che nelle ultime due settimane ha portato ad un aumento dei casi dell’ordine delle 13 volte. Tale velocità di diffusione, secondo l’Oms, “caratterizza il Covid-19 come una pandemia”. Tanto più che “nei giorni e nelle settimane a venire prevediamo un aumento del numero di casi, di morti e di Paesi colpiti”, ha avvertito il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing da Ginevra. Puntando il dito, ancora una volta, contro “l’inazione” di coloro che continuano a prendere questa emergenza sotto gamba. Così ha rinnovato l’appello, soprattutto ai Paesi dove ancora non c’è il coronavirus o ci sono pochi casi, ad effettuare i test per “impedire che nascano focolai”.

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