All’indomani delle sue dimissioni dall’incarico di relatore per l’indagine conoscitiva sulla Ru 486, Dorina Bianchi spiega, non senza polemiche le ragioni della sua decisione: «Questo non è un fatto di coscienza quindi se il Pd dice che non bisogna conoscere, mi adeguo, ma non è il Pd che mi immaginavo».
In un’intervista a Libero, la parlamentare del Partito democratico spiega così quale sarà il suo comportamento nel caso il suo partito decida di votare contro l’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486.
Tuttavia, si chiede la Bianchi: «Che male c’è a conoscere? Perchè non dovremmo acquisire più conoscenza in una materia così delicata? La legge sull’aborto – afferma la parlamentare – prevede siano rispettate norme precise. Che male c’è a verificare che sia cosi’? A meno che non pensiamo sia meglio non sapere».
La vicenda ha amareggiato la parlamentare. «Non è il Pd che mi ero immaginata – spiega – doveva essere la casa che teneva insieme diverse sensibilità, dove ciascuno si sentiva a casa propria. Invece…».