E’ un’azienda che conta circa 100.000 fabbricati tra ospedali, scuole private, alberghi e strutture commerciali di vario tipo. Gode dell’esenzione totale dal pagamento dell’Ici e di quella del 50% sull’Ires. Uno ‘sconto’ che gli consente, ogni anno, un risparmio che sfiora i due miliardi di euro.
Sono questi i motivi che hanno spinto l’Unione Europea ad aprire una procedura per “aiuti di Stato”. La posizione della Ue è semplice: esenzioni e sconti consentono alla Chiesa Cattolica di avvantaggiarsi in modo irregolare nei confronti della concorrenza, ad esempio quella del settore turistico e alberghiero. Ostelli, foresterie e strutture religiose in generale, infatti, offrono “ospitalità” a prezzi decisamente più bassi degli alberghi anche grazie al regime fiscale decisamente favorevole.
La questione degli aiuti di Stato alla Chiesa Cattolica risale al 2005 quando, in piena campagna elettorale, Silvio Berlusconi concesse alla Chiesa l’esenzione totale dall’Ici. Su pressioni Ue, un anno dopo, Romano Prodi rivide in parte la norma limitando i privilegi agli enti “non esclusivamente commerciali”, che, però, sono la grande maggioranza.
Ora la questione, dopo l’ennesimo ricorso sollevato dai radicali è sul tavolo di Joaquim Almunia, commissario alla Concorrenza, che nella sua relazione introduttiva non ha escluso che si tratti di “aiuti di Stato”, stessa irregolarità contestata all’Italia, per esempio, a proposito del salvataggio di Alitalia attraverso un cospicuo prestito ponte.
Tre gli aspetti del rapporto tra Stato e Chiesa sotto la lente Ue: l’esenzione dall’Ici, lo sconto sull’Ires (che riguarda enti che si occupano di sanità e istruzione e risale addirittura agli anni ’50) e un articolo, il 149, del Testo unico delle imposte che conferisce lo status di enti non commerciali a quelli ecclesiastici.
Per due volte iniziative simili sono state arenate. La terza, però, il procedimento sugli aiuti di Stato è andato decisamente più avanti.