Con le dimissioni di Piero Marrazzo da presidente della Regione Lazio, nel Pd si apre ufficialmente la caccia a un candidato per le prossime regionali. Per non perdere servirà un nome altisonante. Molte sono le incognite però, anche perchè i “no” sono numerosi e di peso, a partire da Walter Veltroni.
All’orizzonte resta l’ipotesi delle primarie di coalizione, idea che ha raccolto il sostegno di Ignazio Marino, il senatore-chirurgo sconfitto alle primarie per la presidenza del Pd, il cui nome è tra quelli che circola nel toto-candidati.
C’è poi un altro nodo da sciogliere: la data del voto, che potrebbe non coincidere con le elezioni del 28 e 29 marzo; una tornata elettorale che, Lazio a parte, interessa 12 regioni e un migliaio di comuni. Situazione che ha fatto scattare un appello all’election day.
Molti i nomi che circolano per il “dopo Marrazzo”, a cominciare da Veltroni e Marino, che però si chiamano fuori.
«Non è mia intenzione candidarmi a nulla, nella fattispecie alla Regione Lazio – ha fatto sapere l’ex leader Pd – Nel partito e nella coalizione ci sono tante risorse che possono essere utilizzate in modo positivo per raggiungere un obiettivo non semplice, ma che deve essere considerato possibile».
Marino sposa l’idea delle primarie, che nel Pd trova anche altri proseliti. «Per me è il metodo migliore», ha detto, auspicando un confronto tra «candidati che si sentono all’altezza del compito». «Ma non ci sono io», ha chiarito, dichiarando di volersi concentrare sull’attività in commissione d’inchiesta sanità.
Sempre in pista Nicola Zingaretti, Enrico Gasbarra, David Sassoli, mentre resta nella rosa il nome di qualche esponente femminile, come Giovanna Melandri o Silvia Costa.
Quanto a Montino, che sta di fatto sostituendo Marrazzo, per ora frena. «È presto – ha risposto ai cronisti che lo interpellavano su una possibile candidatura – È una fase molto calda e sono concentrato a gestirla con i miei colleghi».