ROMA – Massimo Gramellini e il Buongiorno sulla Stampa (16 ottobre) dedicato alla vicenda dei funerali di Priebke. “Prima ancora che la decenza – scrive Gramellini – a suggerire di far sparire i resti di Priebke in silenzio era il buonsenso. Ma il buonsenso prevede che qualcuno si prenda la responsabilità di usarlo”.
Persone banali avrebbero celebrato i funerali di Priebke di soppiatto, nella cappella dell’ospedale in cui era stata composta la salma della SS centenaria. Avrebbero cremato il cadavere, disperse le ceneri in mare, come gli americani fecero con quelle di Bin Laden, e resa pubblica la notizia a cose fatte. Ma in Italia le persone banali si trovano esiliate in tinello davanti a un bicchiere di analgesico. Le stanze delle decisioni pullulano di creature originali che disprezzano la noiosa legge di causa ed effetto, in base alla quale il modo migliore per disinnescare un barilotto di dinamite non consiste nel bombardarlo. Ecco allora l’avvocato del defunto annunciare urbe et orbi (soprattutto orbi) l’orario e il luogo delle esequie, con sufficiente anticipo per permettere a nazifascisti e partigiani di non mancare all’appuntamento. E appena il sindaco di Albano Laziale, l’unico a essere visitato in tutta la giornata da un attacco di intelligenza, cerca di impedire l’incendiario consesso, viene subito zittito dall’illustre signor prefetto. Si proceda dunque all’arrivo scortato della salma nella chiesa dei padri fascio-lefebvriani riabilitati da Ratzinger, con il contorno inesorabile di risse, minacce, svenimenti, monetine e con il finale surreale di un funerale sospeso per invasione di campo e di una bara che continua a girare per l’Italia in cerca di oblio.
Prima ancora che la decenza, a suggerire di far sparire i resti di Priebke in silenzio era il buonsenso. Ma il buonsenso prevede che qualcuno si prenda la responsabilità di usarlo.