Il vaccino Novavax è arrivato: da giovedì 24 febbraio nel Lazio sarà possibile prenotare sia la prima che la seconda dose, prevista a distanza di tre settimane. Le prenotazioni sono aperte agli over 18.
Il vaccino proteico, che si spera potrà convincere molti scettici sulla nuova tecnologia a mRna, verrà somministrato in 15 hub in tutta la Regione di cui sette nella Capitale.
Dal 1° marzo partiranno invece le somministrazioni della quarta dose per i soggetti immunodepressi individuati dalla circolare ministeriale: l’importante che siano trascorsi i 120 giorni dall’ultima somministrazione. Il Lazio aveva già preparato il piano per la somministrazione di Novavax.
Vaccino Novavax, perché è diverso
Commercializzato con il nome di Nuvaxovid e Covovax (in India), l’ultimo immunizzante in ordine di tempo ad arrivare sul mercato è un vaccino proteico. Ossia contiene frammenti prodotti in laboratorio della proteina Spike, che si trova sulla superficie del virus Sars-CoV-2. Al suo interno anche un adiuvante, la saponina.
Diversamente dai vaccini Pfizer, Moderna, Astrazeneca, Johnson&Johnson, Sputnik, che usano tecnologie a mRNA e a vettore virale, quello prodotto dalla casa farmaceutica statunitense Novavax non è un vaccino genico.
Novavax è stato creato attraverso la tecnica delle proteine ricombinanti. Una tecnologia già ampiamente sperimentata fin dagli anni ’80 per esempio contro l’epatite B.
Vaccino Novavax da cosa è composto
Novavax è composto da frammenti proteici del virus partendo dall’immissione in un baculovirus (virus svuotato del suo contenuto genetico) di una porzione di Dna con le informazioni utili a produrre la proteina Spike.
In una fase successiva, alcune cellule vengono infettate dal virus e quando il materiale è all’interno, il baculovirus libera il materiale genetico. Utile alla produzione della Spike. Proteina che, una volta prodotta, è rilasciata al di fuori delle cellule. Le nanoparticelle virali contengono fino a 14 proteine Spike, a cui si aggiunge un adiuvante che stimola il sistema immunitario.
Il protocollo del nuovo vaccino prevede la somministrazione di due dosi a distanza di 21 giorni, l’immunizzante resta stabile tra i due e gli otto gradi. Quando viene inoculato, il sistema immunitario si attiva e legge le particelle proteiche come estranee. A questo punto comincia a produrre difese naturali attivando anticorpi e linfociti T e B.