Un capolavoro la “nota” ufficiale del Ministero della Difesa diffusa lunedi 17 maggio, il giorno dei due soldati italiani caduti in Afghanistan. “Nel rispetto dei tragici avvenimenti che hanno coinvolto i nostri militari in Afghanistan, il ministro, per una maggiore completezza di informazione, tiene a precisare che il senso delle sue dichiarazioni era che dal Siena, già retrocesso, fosse lecito aspettarsi un atteggiamento più propositivo alla ricerca di una vittoria che avrebbe dato lustro al suo campionato…invece il Siena ha solo cercato un inutile zero a zero quasi che l’importante fosse ostacolare l’Inter…”.
Rileggere prego, stropicciare gli occhi, rileggere ancora: è tutto vero. “Nel rispetto” non si sa di cosa, di certo non del buon gusto, la “nota” mischia Afghanistan e campionato di calcio, talebani e interisti, guerra e catenaccio. Tutto insieme perchè, si sa, il ministro La Russa è uomo tutto di un pezzo. Gli scappava al ministro di celebrare a suo modo lo scudetto dell’amata squadra, doveva denunciare che il Siena aveva giocato per la Roma. Era una sorta di dovere civico-tifoso, d’altra parte erano le stesse ore in cui La Russa stava organizzando la distribuzione dei cento biglietti concessi dall’Inter all’Inter-club Montecitorio per la finale di Madrid.
Investito da tanta e tale responsabilità istituzionale, i biglietti La Russa se li è presi tutti lui e li sta distribuendo soprattutto ai parlamentari di maggioranza, con “democratica” indignazione e protesta della minoranza, un ministro non può tacere. Deve parlare e dire la verità sul Siena e sul suo presidente, non a caso di nome fa Mezzaroma. Dire dello sventato attacco maligno al sudato scudetto interista. Capita che questo coincida con il giorno dei morti in Afghanistan, ma non per questo il ministro si è sottrattom sia pur “nel rispetto”.
Uno si chiede perchè fanno così, perchè sono così. Possono aiutare a trovar risposta le parole di Fedele Confalonieri in una recente intervista: “E’ diventata classe dirigente quella gente stanca e stufa dello Stato, che vuole il Suv e l’orologio firmato…”. Confalonieri, stretto e antico collaboratore di Berlusconi, alludeva in realtà ai piccoli Scajola, ma, stiracchiandolo neanche tanto, il suo identikit vale anche per i La Russa diventati ministri: autoblindo e mimetica da parata al posto del Suv, chiacchiera e distintivo interista al posto della patacca da polso.
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