
VERONA – La scrittrice, blogger e medico Silvana De Mari torna a far parlare di sé. Dopo le accuse pseudo-scientifiche al sesso anale questa volta la dottoressa De Mari ha brandito un’ascia ad una conferenza pubblica sulla festa di San Giuseppe, sostenendo che “l’uomo dev’essere armato, perché quando un popolo è disarmato ha rinunciato a combattere per la giustizia”.
La dottoressa De Mari, ricorda Massimiliano Jattoni Dall’Asén su Io Donna, si è già guadagnata un’indagine da parte della Procura di Torino per istigazione all’odio razziale in seguito ai suoi toni e alle sue parole contro l’omosessualità e la parità di genere.
L’ultimo episodio che la vede coinvolta, e che è stato anche ripreso in un video postato su YouTube, si è svolto a Verona il 19 marzo, quando la scrittrice di romanzi fantasy è intervenuta a una conferenza pubblica organizzata dal circolo Christus Rex di Verona per parlare del ruolo dell’uomo e della donna nella società.
Scrive Jattoni Dall’Asén:
Appena presa la parola, De Mari si è alzata e, spostandosi in mezzo alla platea, mentre spiegava che Gesù è nato in una famiglia dove il padre (non biologico) era un falegname e «i falegnami dell’epoca disponevano di asce», ha esibito un’ascia per illustrare meglio al pubblico che «la Madonna e Gesù bambino vengono affidati a un uomo che è fisicamente in grado di difendersi, perché il compito dell’uomo è la sua forza».
Dalla “sacra famiglia armata” alle guerre di religioni il passo è breve: con certe realtà, ha assicurato De Mari, «non ci può essere dialogo, gli orchi si fermano militarmente o militarmente si spingono gli orchi a non essere orchi, così si salva anche la loro anima».
Subito dopo, De Mari si è abbandonata a una delle sue teorie più care: quella che vuole le donne sottomesse all’uomo per ragioni biologiche ma anche psicologiche. «Il coraggio è una virtù virile e ci vuole il testosterone», ha spiegato De Mari. Il coraggio è infatti prerogativa degli uomini come «quelli che nelle fiabe vanno a salvare le principesse, ma le fiabe classiche sono state vietate in Francia e anche in Italia perché troppo sessiste», ha insistito la scrittrice.
A Verona De Mari è tornata anche a parlare del “delirio dell’uguaglianza” tra i sessi. Per la scrittrice, infatti,
«fino all’epoca attuale, una donna non poteva sopravvivere senza un uomo». E questa sottomissione della donna dovrebbe continuare.
A riguardo, il cronista si pone una questione:
è giusto che una donna che sostiene simili tesi e che non esita a presentarsi a un convegno pubblico con un’ascia in mano, invitando i presenti a usare violenza verso chi critica la Chiesa («Noi dobbiamo porgere l’altra guancia se gli offesi siamo noi, ma quando l’offeso è Dio, Gesù ha preso a scudisciate gli altri. Questo particolare potremmo anche ricordarcelo quando le Femen entrano nelle nostre chiese a profanarle»), trovi rispettabili case editrici disposte a pubblicare i suoi romanzi rivolti a un pubblico giovane che necessita invece di esempi positivi di rispetto e di uguaglianza?