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Alcol/ In discoteca più è alto il volume della musica, più drink si bevono. Lo dice uno studio francese

Musica a tutto volume significa alcol a fiumi: la relazione è direttamente proporzionale secondo uno studio francese. Se n’è parlato  il 30 luglio a Roma durante la presentazione di un’indagine del Codacons che ha evidenziato come i gestori delle discoteche italiane non rispettino il divieto di vendita e somministrazione di drink dopo le due di notte.

Il volume della musica influisce dunque sul consumo di alcol: più è alto, più si beve. Per verificarlo, secondo uno studio guidato da  Nicholas Guegen dell’università della Bretagna del Sud  in Francia, sono stati “arruolati” 70 frequentatori abituali di discoteche francesi: in accordo con i gestori dei locali, hanno modificato il volume della musica e scelto sonorità che superassero gli 88 decibel, osservando poi se e come cambiava il consumo di alcolici.

L’ipotesi che si voleva dimostrare era la seguente: la musica assordante impedisce alle persone di parlare tra loro; ciò aumenta il desiderio di bere di più e più velocemente.

Secondo lo studio pubblicato sulla rivista “Alcoholism: Clinical & Experimental Research”, se normalmente il numero medio di birre o superalcolici ordinati dai ragazzi era di 2,6, con la musica più alta si passava a 3,4. Ha commentato Settimio Grimaldi, dell’Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) :«Il viaggio dell’alcol nel cervello è molto veloce e l’effetto principale del consumo sporadico ma massiccio, è quello di inibire il collegamento fra i neuroni. Risultato: si è più scoordinati, si perde il controllo delle azioni e si è anche più spigliati. Un consumo continuo provoca però una vera e propria diminuzione della massa cerebrale, con danni all’ippocampo e alla corteccia, dunque alla memoria e all’apprendimento, fenomeno grave soprattutto se riferito a un giovane ancora nel periodo della scuola».

Lorenzo Briotti

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Lorenzo Briotti
Tags: codacons

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