Il consiglio musicale del mese: Porcupine Tree, Stupid Dream. Blitz Quotidiano. Foto ANSA
Questo è l’ultimo consiglio musicale del mese per il 2025, e ho deciso di dedicarlo a una band che, fin dagli esordi, mi è sempre stata molto cara. Molti di voi conosceranno già i Porcupine Tree, o almeno la loro più recente “incarnazione”, con sonorità più vicine alla scena del prog metal. Ma sono certo che non siano così tanti quelli che conoscono le origini della band.
I primi album dei Porcupine Tree erano i più sperimentali, arditi e psichedelici per eccellenza, frutto quasi esclusivamente dell’ingegno e dell’opera di Steven Wilson. Il primo Lp On the Sunday of Life… del 1992 venne da molti paragonato a un’opera dei Pink Floyd. Lì era proprio Steven Wilson a suonare tutti gli strumenti, così come nei successivi due album, in cui però cominciarono a comparire alcune collaborazioni con musicisti che poi sarebbero entrati a pieno titolo nella band. Stupid Dream è il quinto album dei Porcupine Tree, pubblicato nel 1999. Oltre ad essere uno dei primi album a vedere l’intero gruppo impegnato nella composizione, nell’arrangiamento e nella registrazione dei brani, segna anche un importante momento di passaggio della band, che per la prima volta pubblica un’opera incentrata su vere e proprie canzoni, con strutture musicali ben definite e non sfuggenti come nei lavori precedenti. Avrei potuto scegliere un qualsiasi album dei Porcupine Tree, soprattutto di questo “primo periodo”: non credo che si possa davvero dire quale sia migliore.
Ma ho scelto di proporvi Stupid Dream, proprio per questa prevalenza di strutture musicali facilmente identificabili, che potrebbe essere una buona chiave di accesso anche per le orecchie meno abituate a un certo tipo di atmosfere.
In questo “primo periodo”, i musicisti che si sono associati a Steven Wilson sono: Richard Barbieri, già tastierista per i Japan negli anni Ottanta e poi per i Rain Tree Crow e i No Man (sempre con Steven Wilson) ed esperto ricercatore di timbri per le tastiere; Colin Edwin, bassista australiano rimasto nella band fino al 2011 e oggi uno dei più apprezzati nella scena musicale jazz e prog, con diverse collaborazioni e progetti sperimentali all’attivo; e Chris Maitland alla batteria, che nel 2002 verrà sostituito da Gavin Harrison, prima della svolta dei Porcupine Tree verso il cosiddetto prog metal.
Stupid Dream non è un concept album, ma ha comunque un tema centrale attorno al quale si muove la maggior parte dei brani: l’aridità del music business, dell’educazione musicale, e una riflessione su quanto sia opportuno farne parte. Questo filo logico si sovrappone in ciascuna traccia a temi più personali, ma sempre con la possibilità di interpretare le affermazioni dei testi come critiche sociali al “sogno stupido” dello star system.
Delle dodici tracce dell’album, io ve ne proporrò solamente alcune, lasciando a voi il meraviglioso compito di andare a scoprire l’album nella sua interezza. Il primo singolo estratto da Stupid Dream è Piano Lessons, di cui vi propongo il video ufficiale. Qui il piano è accompagnato da tappeti di tastiera che dimostrano la profonda ricerca timbrica di Richard Barbieri. “Mi ricordo le lezioni di piano… C’è già troppo là fuori, troppo è stato già detto, faresti meglio ad abbandonare le speranze” dice l’insegnante di piano…
Nonostante i Porcupine Tree siano nati in studio, nonostante all’inizio non fossero neanche una vera band, la loro migliore dimensione è dal vivo: come nella migliore tradizione delle band rock, è sul palco che il gruppo si esprime al massimo delle proprie potenzialità. In tutti gli album precedenti, e anche a tratti in questo, si può percepire chiaramente come molti passaggi musicali siano nati da improvvisazioni.
Questo ci dice molto del lavoro dei Porcupine Tree. Innanzitutto, l’improvvisazione, intesa come libera espressione sonora di insieme non vincolata a strutture musicali prestabilite, è da diversi anni una delle frontiere della ricerca e della sperimentazione musicale. Ed è evidente che i Porcupine Tree hanno passato molte giornate a nuotare in queste acque, con il consapevole intento di creare musica nello spirito, un po’ hippie, della “creazione collettiva”. Ma l’improvvisazione diventa anche tecnica, da portare sul palco, anche quando si eseguono brani strutturati e ben codificati. Il risultato è la qualità, anche solo esecutiva, di un insieme: i Porcupine Tree.
Il brano che apre l’intero album è Even Less, in cui il testo sembra voler dire che, per quanto tu ti possa sentire un eroe, con tutti i riflettori puntati su di te, il mondo è pieno di gente che è eroe per molto meno. Nel video, Even Less è eseguita dal vivo in un concerto del 2001.
Steven Wilson scrive canzoni, e soprattutto testi, che sono sempre personali, almeno in una certa misura. Nonostante gli argomenti e le immagini possano adattarsi a concetti più generali, i riferimenti sono spesso alla propria vita ed esperienza personali. E questo è probabilmente il motivo principale per cui risultano così sintetici e allo stesso tempo criptici.
Il tema principale di Stupid Dream è quello della mercificazione della musica, su cui Wilson tornerà anche in seguito, ad esempio in Four Chords That Made a Million, brano incluso in Lightbulb Sun del 2000, in cui viene ridicolizzata la pratica di utilizzare sempre la stessa progressione di accordi nella musica commerciale.
L’ultima traccia dell’album, Stop Swimming, è piuttosto esplicita: “Forse è arrivato il momento di smettere di nuotare… di capire a che punto sono”. E ancora: “Più faccio canzoni finte e faccio finta che non m’importi, più puoi vedere cosa manca davvero”. La versione del video è tratta dall’ultimo concerto dei Porcupine Tree con Chris Maitland alla batteria.
In Slave Called Shiver, la frustrazione e la rabbia per un amore non ricambiato si colora di concetti legati in realtà alla fama e al successo musicale: “Potrò non essere nessuno adesso, ma mi solleverò. Ho più follower di Gesù Cristo”. E il confine tra un sentimento amoroso e la venerazione per un personaggio famoso si fa sempre più labile: “Amo il terreno su cui cammini con tutto il mio cuore”.
Wilson ha una predilezione per i brani tristi, o quanto meno lirici. Ma la sua psichedelia è fatta anche di tanti riff, di chitarra e di basso, di passaggi armonici sorprendenti e di ritmi dispari che si intrecciano a tempi più usuali, ma interpretati in maniera particolare.
Nei primi anni dei Porcupine Tree, quelli che grosso modo si possono far coincidere con la presenza di Chris Maitland alla batteria, la band ha prodotto brani che erano prevalentemente flussi liberi di psichedelia pura, con riferimenti a volte allo space rock, ma anche al krautrock e a classici come i Pink Floyd, a cui sono stati spesso esageratamente accostati. Stupid Dream rappresenta un momento di passaggio a uno stile diverso, con canzoni e melodie più accattivanti, anche se spesso comunque con durate tutt’altro che pop.
Un elemento importante, soprattutto in questo “primo periodo”, sono le armonizzazioni vocali, che vengono curate con particolare attenzione. Soprattutto dal vivo, queste armonizzazioni erano eseguite da Chris Maitland.
Senza nulla togliere al suo successore, Gavin Harrison, il cui arrivo ha coinciso con un ulteriore cambiamento di direzione musicale della band, l’importanza di Chris Maitland nei Porcupine Tree è spesso sottovalutata. Anche solo nel suo ruolo di batterista, Maitland ha decisamente fatto scuola per tutta la scena psichedelica britannica dagli anni Novanta in poi, e mi sentirei di suggerirlo come oggetto di studio per qualsiasi batterista.
Si potrebbe dire, in sostanza, che i Porcupine Tree hanno diverse anime e non un solo genere, considerando anche la più recente svolta verso il prog metal. Ma se si accetta che la psichedelia possa essere considerata un genere musicale a sé stante, allora la band di Steven Wilson figura a pieno titolo fra i maggiori esponenti del genere.
In Pure Narcotics, i riferimenti musicali si fanno espliciti anche nei testi: “Mi lasci ad aspettare, mi lasci da solo in una stanza piena di amici, mi lasci ad odiare, mi lasci ad ascoltare The Bends”, ovvero il secondo album dei Radiohead.
Un brano che sembra discostarsi dal tema generale dell’album è A Smart Kid. Qui si parla dell’ultimo sopravvissuto sul pianeta, un po’ come i Porcupine Tree avevano già fatto in Radioactive Toy, nell’album di esordio On the Sunday of Life… Anche musicalmente, sembra di sentire una sorta di citazione, proprio della parte strumentale di Radioactive Toy, nel passaggio di chitarra all’inizio del brano, passaggio che effettivamente caratterizza l’intera canzone.
Unico sopravvissuto sulla Terra, il protagonista prova ad adattarsi: “Non è poi così male, è tutto gratis e non c’è folla in giro”. Ma quando arriva un’astronave da un altro sistema solare, chiederà agli alieni di portarlo con loro.
Don’t Hate Me è la sesta traccia di Stupid Dream, posta alla metà esatta dell’album: il suo cuore, potremmo dire. Qui troviamo la partecipazione di Theo Travis al flauto e sax. Travis tornerà in Tinto Brass, penultimo brano strumentale dell’album. Proveniente dal jazz, Theo Travis è un personaggio decisamente noto nel mondo della psichedelia, essendo stato per lungo tempo anche sassofonista nei Gong. Nel video, una versione dal vivo nel 2005, già con Gavin Harrison alla batteria.
L’uso di strumenti come il mellotron, insieme alla lunghezza e alla struttura spesso complessa dei brani, ha fatto accostare i Porcupine Tree al genere progressive. Così come le produzioni più recenti li hanno visti osannati dai cultori del prog metal. Eppure, nella storia della band la costante è sempre stata un’altra: la psichedelia. E con essa le soluzioni armoniche non scontate, l’attenzione alle melodie e alle armonizzazioni, l’intreccio di ritmi mai prevedibili. E, soprattutto, il grande uso dei riff: poche band al mondo, a parte gli AC/DC, possono dire di aver esplorato così a fondo le possibilità dei riff come elementi compositivi.
I primi album dei Porcupine Tree sono indubbiamente quelli caratterizzati da una creatività maggiormente libera dagli schemi della forma canzone. Stupid Dream, in questo senso, è un album di passaggio. Ma mantiene ancora vivi tratti di improvvisazione e una genuina vena psichedelica. Non saprei dire se è l’album migliore della band, ma di sicuro è un album da ascoltare con molta attenzione.
Stranger by the Minute è la nona traccia, scelta come secondo singolo per la promozione dell’album. Se dal vivo molte delle seconde voci erano affidate a Chris Maitland, nella registrazione di Stupid Dream questo è l’unico brano in cui il batterista armonizza vocalmente.
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