Ogni volta che l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini si spostava o organizzava una festa, acquistava una bella partita di cocaina, che poi, in genere, elargiva gratuitamente ad amici e invitati.
Lo ammette lo stesso Tarantini durante gli interrogatori al Tribunale di Bari dello scorso 28 luglio pubblicati dal Corriere della Sera. Fondamentale, da quanto emerge dai verbali, il ruolo di Massimo Verdoscia, l’uomo che presentò Patrizia D’Addario a Tarantini, coinvolto anche lui nel giro di acquisto degli stupefacenti.
«Prima di andare in Sardegna – afferma l’imprenditore – io, Massimo Verdoscia e Alessandro Mannarini decidemmo di acquistare un quantitativo di circa 50-70 grammi di cocaina ed un quantitativo più ridotto di Md (droga sintetica simile all’ecstasy). Io tenni per me la parte più rilevante conservandola nella cassaforte della mia camera da letto. Acquistai la mia parte di stupefacente da due o tre persone, se non ricordo male tale Nico e tale Onofrio, mentre ricordo che Verdoscia l’acquistò da tale Stefano».
Ma l’acquisto di droghe, per Tarantini e i suoi amici, è un’abitudine ricorrente ogni qual volta ci si mette in viaggio: «Ricordo di averla acquistata, sempre insieme a Verdoscia e Mannarini, in occasione di un viaggio a Montecarlo per assistere ad un gran premio automobilistico nella primavera del 2008. Ricordo che in occasione di una festa al club Gorgeous di Bari per il festeggiamento dei 30 anni di mia moglie ho ceduto gratuitamente cocaina ad alcuni invitati. Anche in occasione di una festa fatta a casa mia, nella primavera 2008, ricordo di aver offerto gratuitamente sostanze stupefacenti»
Tra le destinatarie privilegiate delle “stupefacenti elargizioni” di Tarantini non c’è Sabina Began, detta «ape regina» perchè in cima alla lista delle preferenze del premier. A lei, invece, ci pensavano Verdoscia e Mannarini: «Personalmente non credo di aver ceduto dello stupefacente a Sabina Beganovic, mentre sono sicuro che le sia stato ceduto sia da Verdoscia che da Mannarini. Le cessioni da me operate nel tempo non sono state finalizzate a coltivare relazioni professionali ma operate al fine di tenere alto il sistema delle mia relazioni personali innanzitutto nella città di Bari».
L’imprenditore quindi, ammette il suo ruolo di distributore di droga ma nega di averne ottenuto vantaggi personali così come nega di aver fornito stupefacenti a Eva Cavalli durante un party in cui la moglie dello stilista ebbe un malore.
Ammissioni, invece, per quanto riguarda le riunioni con Finmeccanica: «Conosco Enrico Intini da circa un anno in quanto mi è stato presentato dall’avvocato Salvatore Castellaneta e dal signor Roberto De Santis, in occasione della realizzazione di un progetto per la tracciabilità del sangue mostratomi da un mio amico tale Pino e per il quale cercavo finanziatori. Con Intini avevo un contratto di collaborazione che venne formalizzato in seguito ed in forza del quale, essendo venuto a conoscenza delle difficoltà incontrate dallo stesso Intini in relazione ad una procedura di gara per le pulizie dell’Asl di Bari, presi l’iniziativa di organizzare un incontro a Roma con l’avvocato Lea Cosentino (direttore generale della stessa Asl, ndr ). Io ero venuto a conoscenza che Enrico Intini non avrebbe mai vinto da solo quella gara e lo stesso Intini ebbe a lamentarsene con me. Io a quel punto gli dissi che la Cosentino non gli avrebbe mai fatto vincere una gara da solo e che avrebbe comunque avuto grosse possibilità se fossero stati fatti tre lotti. Questo io dissi anche perché ne avevo parlato con Lea Cosentino. Fu per queste ragioni che organizzai l’incontro di Roma del 21 gennaio 2009. Io sapevo che a quell’incontro avrebbero partecipato, oltre alla Cosentino, anche Rino Metrangolo, dirigente di Finmeccanica e Cosimo Catalano, titolare della società della Supernova, entrambi interessati alla stessa gara. In particolare era a conoscenza della circostanza che quella gara seguiva altra di uguale contenuto ma annullata perché il bando era errato. Avevo in particolare appreso che il precedente bando era stato annullato o era in fase di annullamento in quanto l’importo indicato a base di gara era calcolato su un numero di ausiliari ormai eccedente a causa dell’internalizzazione di ausiliari operato nel frattempo».
Nonostante il progetto, però, «la gara in tre lotti, a quanto mi consta, non si è mai tenuta», con il rammarico dell’imprenditore: «Nel caso in cui questo progetto di lottizzazione della gara fosse andato in porto, io avrei percepito circa il quattro per cento dell’importo aggiudicato da Intini e circa il quattro per cento da Catalano».