Dovrebbe essere una misura rarissima cui ricorrere solo in caso di estrema emergenza. Eppure in Italia condoni, amnistie e sanatorie sono una prassi estremamente diffusa.
Blitz Quotidiano vi propone, come articolo del giorno, un dossier di Sergio Rizzo, pubblicato sul Corriere della Sera, che ripercorre la storia dei condoni nel nostro Paese.
Risultato? Nessuno li ammette ma li fanno un po’ tutti: destra (di più) e sinistra (un po’ meno). E i conti, alla fine, non tornano quasi mai.
«Non chiamatelo condono. D’accordo, si potranno rimpatriare i denari sottratti al fisco pagando il 5%, meno di un quarto della più bassa aliquota Irpef. D’accordo, con quel misero 5% si potranno sanare reati penali e al riparo dell’anonimato. Ma non chiamatelo condono. Come potete chiamarlo, allora? Forse «un intervento che rientra nella strategia concordata a livello internazionale per combattere i paradisi fiscali», come l’ha definito Giulio Tremonti? O «sistemazione del passato», secondo lo strepitoso suggerimento del compianto deputato nazional alleato Pietro Armani? Ma potreste anche non chiamarlo affatto. «I condoni fatti da questo governo sono stati pochissimi e per casi limitatissimi. È la sinistra, con la sua propaganda, a parlare di condoni, in realtà mai avvenuti». Mai avvenuti. Lo disse il Guardasigilli Roberto Castelli il 31 marzo del 2006 a Radio Anch’io. Di lì a poco anche il nuovo governo di centrosinistra di Romano Prodi avrebbe fatto il suo bravo condono (l’indulto), ma sul fatto che durante i cinque anni precedenti non si fossero fatti condoni, beh…» […]