ROMA – Davvero l’Italia di ieri era meglio di quella di oggi? Davvero si stava meglio 30 – 40 anni fa? Il tempo attenua i ricordi dolorosi e questa intervista di due anni fa rilasciata da Carlo Verdone a Gabriele Isman per Repubblica l’11 agosto 2013 ne è la prova. Ha detto Carlo Verdone:
“La città era più vivibile, e anche i politici, seppur con le loro contrapposizioni, cercavano il dialogo. Non c’erano quelle violente riunioni condominiali di cui leggiamo sui giornali e che vediamo sul web. Persino la delinquenza era quasi romantica, soft, con la banda del buco che magari era senza pistola. Oggi la città mi fa paura: le persone sfrecciano a 150 sul lungotevere, con i ciclisti nel mirino. Serve uno sforzo collettivo di cittadini e politici: la grande bellezza di Roma è offuscata, opacizzata. Bisogna invece voler bene a questa città”.
“è finita una certa Roma, un certo sangue trasteverino”.
“imperversavano le radio libere. Proponevano dal rock alla disco, fino a emittenti popolari come Radio Lazio, con la base in un cortile di via delle Zoccolette. Verso le 11 lei dava consigli alle ascoltatrici. Rispondeva a donne cornute, in ospedale, con figli che scippavano o tornavano a casa truccati. Era una matrona saggia del buonsenso romano degli anni‘50, ma faceva ridere”.
“Pensai a lei per il ruolo della nonna, ma lui non era convinto: “Sta’ attento, c’ha la pressione alta, entra ed esce dal Fatebenefratelli, non ce l’assicurano”. La cercai nel bar di via dei Pettinari dove, immancabilmente, alle 12 prendeva un Crodino. “Voi siete Sora Lella?”, “Sì, e voi chi siete?”, “Sono Carlo Verdone, e vi voglio proporre un provino serio per il mio film”. Lei mi conosceva perché avevo fatto “Un sacco bello” e mi rispose “Me cojoni, certo che me va””.
“c’era anche Leone: si accorse che era un’ottima attrice, ma mi disse di cercare ancora. Io però mi imposi, era l’ultima voce saggia di una Roma che sarebbe scomparsa. Lei vinse subito il Nastro d’argento. La lavorazione del film fu faticosa, perché Sergio Leone fece slittare di due mesi le riprese. Il film però era ambientato in estate, e io ero sempre in maglietta. Avevo perennemente febbre, mal di gola e bronchite. Sora Lella si divertò moltissimo: cucinava per la troupe, e alla fine avevamo preso tutti almeno 3 chili. Poi facemmo insieme “Acqua e sapone”. Lei e Brega, “’sta mano po’ essere fero e po’ esse piuma”, sono stati gli ultimi caratteristi di una Roma che scompariva, attori spesso improvvisati che riportavano gli spettatori a una città oggi persa”.
“è cambiata la società e anche la città, e non in meglio”