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Stampa in allarme, minacciata in assoluto la libertà: ma si uccideva anche senza i social

Libertà di stampa, è allarme nel mondo. In realtà il rischio è ancora più grande perché non riguarda solo i giornali ma il complesso della libertà di espressione, di comunicazione, in assoluto la libertà.

Il terrorismo non l’hanno inventato i social network, re e presidenti e leader politici sono sempre stati vittime di attentati.

Negli ultimi cinquant’anni abbiamo goduto di una grande libertà di espressione e comunicazione in un modo quasi estremo, qualcuno pensa anche esagerato. I social network certamente hanno contribuito alla diffusione dei concetti delle idee delle notizie ma tutto ciò è solo un punto di vantaggio rispetto al passato.

La forza della libertà delle idee è sempre stata superiore a qualsiasi regime di repressione. Galileo fu imprigionato ma alla fine prevalse. La polizia del pensiero temuta da George Orwell aveva strumenti di controllo superiori a quelli di ogni polizia politica che si conosce.

Regimi come quello nazista fascista comunista sono retti col terrore ma soprattutto si sono basati sul consenso di larghe maggioranze. Italiani hanno seguito Mussolini fin quando la sua demenziale guerra ci ha portato a finire sotto le bombe e morire di fame. Ai tempi di Stalin gli operai erano felici e mangiavano il caviale. Quando hai finito il consenso è finito il comunismo.

Un trend preoccupante contro la stampa

Stampa in allarme, minacciata in assoluto la libertà: ma si uccideva anche senza i social – Blitzquotidiano.it (nella foto Ansa, Togliatti dopo l’attentato)

Però oggi sta succedendo qualcosa di preoccupante.

A seguito dell’uccisione di Charlie Kirk, si è aperta nel mondo una caccia all’untore, nello specifico i giornali e i giornalisti e in genere la sinistra colpevoli di creare un clima che genera l’omicidio politico.

Nelle intenzioni di molti, questa è l’occasione per un giro di vite in senso repressivo.

Due grandi segnali: l’occupazione da parte degli amici miliardario di Trump dei grandi mezzi di comunicazione americani, come la Cnn e la Paramount e ancor più potente TikTok; i limiti posti dal Pentagono, cioè il ministero della difesa americano, all’attività dei giornalisti.

Come se la morte per mano omicida di un personaggio pubblico fosse una novità dei nostri tempi, prima colpa dei giornalisti e social media. Tutto ciò premesso, è bene non avvilupparci in false teorie che non sappiamo dove ci possono portare.

Non sono un frequentatore di Facebook o altri social network, anche se su qualcuno sono iscritto per esigenze pratiche e ho scoperto i giorni di convalescenza la potenza di TikTok come strumento di distrazione dalle pene contingenti,

Ma è innegabile che l’avvento del telefono prima e poi dei telefonini, e poi ancora Facebook ha veramente cambiato la vita a molta gente.

L’importanza di Facebook

Con un po’ di arroganza, considero gli utenti di questa roba un po’ di subumani. Però devo dire che per la grande massa del popolo semi analfabeta e isolato dal grande mondo (nel momento di massima espansione dei giornali si vendevano 5 milioni di copie, una ogni 10 abitanti: le ricerche non so quanto attendibili sostenevano che 20 milioni di italiani su 50 leggevano i giornali, ma questo vuol dire che una 30 milioni di italiani avevano a disposizione solo i ) i social sono stati una manna celeste perché permettono contatti e rapporti che fino adesso erano preclusi e riservati a chi sapeva leggere, scrivere e sapeva fare l’uso della penna..

il regicidio o l’omicidio politico non sono frutto dell’era moderna o del mondo contemporanea ma hanno radici antiche che risalgono alla notte dei tempi.

Il più antico caso di omicidio politico che mi venga in mente quello di Giulio Cesare. In tempi più recenti ricordo quello di Enrico IV di Francia  e ancora più vicino a noi in Italia quello di Umberto I.

Andò vicino alla morte Papa Vojtyla.

In Italia si ricordano gli attentati a Mussolini, Togliatti e Berlusconi e ancora in Francia was quello a Napoleone III (ad opera di un italiano). L’America ha avuto quattro presidenti uccisi: Abraham Lincoln (1865), James A. Garfield (1881), William McKinley(1901), John F. Kennedy (1963). E uno, Ronald Reagan, oggetto di un attentato fallito.

Come vedete, non è il caso di scaldarsi troppo. L’uccisione del personaggio importante è un male comune a tutte le generazioni. In alcuni casi come quello di Giulio Cesare fu frutto di un complotto di aristocratici, nel caso di Umberto I aveva una forte motivazione politica: l’assassino fu un anarchico, Bresci. In altri casi, come quello di Kennedy, non si è mai ben capito chi fosse, lo stesso vale per Mussolini,  Togliatti, Berlusconip

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Marco Benedetto