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Bimba cristiana data a musulmani torna da nonna. C’è un giudice a Londra…musulmano

di Mino Fuccillo |30 Agosto 2017 9:41

Bimba cristiana data a musulmani torna da nonna. C'è un giudice a Londra...musulmano (foto d'archivio Ansa)

Bimba cristiana data a musulmani torna da nonna. C’è un giudice a Londra…musulmano (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Bimba cristiana data a musulmani torna da nonna. Cinque anni, di qualche giorno fa la notizia che un Tribunale britannico aveva assegnato in custodia la bambina ad una famiglia appunto affidataria. La particolarità, l’enorme particolarità era che la bimba cristiana era stata affidata ad una famiglia musulmana.

Dove non certo sorprendentemente avevano cominciato ad applicare anche alla bimba usi e costumi e valori islamici: niente carne di maiale, ma questo era il meno. Via la catenina con il crocefisso. Spiegazione ed esempio secondo il quale le donne timorate di Allah vanno da adulte in giro velate e coperte, primi insegnamenti relativi al ruolo inferiore della donna nella famiglia e nella società. E qualcosa di simile a prediche sulla corruzione e impudicizia delle donne cristiane.

Così l’aveva raccontata il Times (omettendo però la domanda più inquietante: come e perché una Corte inglese aveva preso questa decisione, in base a quale principio, forse con il parametro della non discriminazione portato fino ad effetti paradossali anzi tragicamente grotteschi?). E il racconto del Times ha smosso le acque e salvato di fatto la bambina da un futuro difficile.

C’è un giudice infatti a Londra…musulmano. Khatun Sapnara magistrato ha disposto che la bambina cristiana torni da sua nonna cristiana e alla nonna sia affidata. In nome del principio, ovvio quanto disatteso dalla prima sentenza, del “vantaggio per la minore di vivere in un contesto di etnia, cultura e religione” che le fossero familiari.

Buon per la piccola. Ma resta la domanda: ci voleva un giudice per stabilire che è un azzardo sociale, più che un azzardo una scommessa perdente, affidare un minore cristiano a una famiglia musulmana e viceversa? Anche se le famiglie affidatarie sono le migliori possibili in entrambi i casi si determina uno choc culturale e una evidente sofferenza. Quale distorto pensiero di quale natura ha indotto la prima sentenza? Quale improvvida sociologia della contaminazione è stata alla base dell’affido a una famiglia musulmana di una cristiana (egualmente a ruoli invertiti)?

O qualcuno a Londra in qualche Corte assistito da qualche improbabile teorico della non discriminazione ha pensato che religione, etnia, usi, costumi, valori siano nulla o peggio pari siano per ogni etnia, cultura, religione?

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