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Boateng. La “curvetta” di Busto Arsizio: nazi, xenofobi. Neanche troppo isolati

di Warsamé Dini Casali |4 Gennaio 2013 17:17

Caso Boateng. La “curvetta” di Busto Arsizio: nazisti, xenofobi e neanche troppo isolati

ROMA – Caso Boateng. La “curvetta” di Busto Arsizio responsabile dei fischi e dei buu razzisti all’indirizzo dei giocatori di colore del Milan è formata da nazisti e xenofobi che non sono nemmeno troppo isolati. Altro che “sparuta minoranza” come lesto si è affrettato a giustificare il sindaco di Busto Gianluigi Farioli cui non è andata giù l’interruzione del match. Che almeno qualche capoccia della curva lo conosce bene, visto che è suo compagno di partito: come Francesco Lattuada detto Checco, già capogruppo An e oggi consigliere comunale del Pdl a Busto Arsizio. Personaggio di assoluto carisma tra i supporter della Pro Patria e ben noto alle forze dell’ordine, oltre che a tutti gli osservatori anti razzisti, almeno dal 2007. D’altronde Varese è una punta avanzata dei movimenti estremisti xenofobi di stampo nazistoide mischiati agli ultras da stadio da tempo: fiore all’occhiello i Blood and Honour, che si rifanno all’omonima organizzazione internazionale per la difesa della razza ariana, il cui simbolo è una svastica nera in campo rosso.

Il 23 aprile del 2007, Lattuada fu immortalato dalle microcamere della Digos mentre era impegnato insieme ad altri 21 camerati a festeggiare, con tre giorni di ritardo, il compleanno di Zio Adolf  in arte il Fuhrer. Devono averla presa infatti per una innocua scampagnata goliardica: peccato che sono stati rinviati a giudizio per bazzecole del tipo istigazione all’odio razziale e discriminazione. A Paolo Berizzi, inviato di Repubblica, è bastato leggere dei tifosi del Pro Patria per dare un’occhiata all’archivio del suo giornale. E per ricordare a tutti quanto la curva sia in mano all’ultradestra, quanta ideologia nazista alberghi quel settore, quali personaggi la guidino.

Perché è così importante Checco Lattuada? Deve pur significare qualcosa se sul suo profilo Facebook esibisce una fotografia che lo ritrae a petto nudo nella balconata riservata ai capi ultras mentre sfoggia un impeccabile saluto romano. All’epoca dei fatti (il festeggiamento di Hitler) si difese dicendo che sì, lui c’era, ma solo perché il locale era suo.

Sì ma che c’entrano i tifosi bianco blu?  Giovedì pomeriggio sull’innocua “curvetta” erano stipati 200 ultras, roba che così numerosi, suggerisce un investigatore a Paolo Berizzi, “non si vedevano dal ’45”, gli anni degli ultimi fasti in serie A del Pro Patria. Giovedì c’era il Milan, quale migliore occasione per farsi notare? Proprio questo sostengono gli inquirenti, a dispetto delle elucubrazioni interessate del sindaco: l’agguato è stato pianificato per sfruttare la visibilità della partita.

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