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Eni-Saipem, indagato Scaroni per corruzione: “Presunta maxi-tangente in Algeria”

di Daniela Lauria |8 Giugno 2022 15:08

ROMA – Una maxi-tangente da 200 milioni pagata da Saipem, controllata di Eni, ai politici algerini per aggiudicarsi appalti da 11 miliardi di dollari. Per questo il numero uno di Eni, Paolo Scaroni, sarebbe indagato per corruzione internazionale: gli investigatori della Guardia di Finanza hanno perquisito la casa dell’ad a Roma, la sede dell’Eni a San Donato Milanese e gli uffici Saipem. Il quotidiano la Repubblica, che per primo ne ha dato notizia, riporta che “per aggiudicarsi i lavori del progetto Mdgaz e del progetto Mle in joint venture con l’ente di stato algerino Sonatrach” Saipem e la sua controllante Eni “avrebbero versato alla società di Hong Kong Pearl Partners Limited, dell’intermediario Farid Noureddine Bedjaoui quasi 200 milioni di presunte mazzette da distribuire a faccendieri, esponenti del governo algerino e manager della stessa Sonatrach”.

Oltre all’ad di Eni, Scaroni, sono in tutto 8 le persone indagate: tra loro Pietro Varone, dirigente Saipem, Tullio Orsi, ex dirigente Saipem, Pietro Tali, ex ad Saipem, Alessandro Bernini, ex direttore finanziario Saipem, Antonio Vella, altro dirigente Saipem, come Nerio Capanna, anche lui indagato. E’ indagato anche Farid Bedjaoui, il presunto intermediario a cui era riconducibile la società di Hong Kong “collettrice” delle mazzette.

Indagata infine anche Eni, oltre a Saipem, in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Scrive Repubblica:

Secondo le indagini dei sostituti procuratori Fabio De Pasquale, Giordano Baggio e Sergio Spadaro, i rapporti con la Pearl Partners per conto dell’Eni sarebbero stati tenuti dai manager Pietro Varone e Alessandro Bernini e dai documenti sequestrati sarebbero emersi dei legami economici tra Bedjaoui, rappresentante legale della società di Hong Kong con la ex moglie di Varone: si indaga su alcuni versamenti all’azienda agricola di Varone di cui lo stesso Bedjaoui risulta socio.

Raggiunto dall’Ansa, il numero uno di Eni, ha detto: “Siamo totalmente estranei”. Ma secondo fonti giudiziarie, riportate dall’Ansa, l’ad Scaroni avrebbe “incontrato a Parigi un intermediario di una società di Hong Kong, società che avrebbe fatto da collettore delle tangenti destinate a funzionari pubblici algerini per gli appalti Saipem”.

Subito dopo la notizia di Scaroni indagato, il titolo Eni scivola in borsa (-3,6%). Il titolo della controllata del gruppo petrolifero continua invece a salire (+5,07%). Solo alcuni giorni fa il titolo Saipem aveva affossato la Borsa, lasciando sul mercato più del 30% del suo valore trascinando a fondo con sé Eni.

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