Bastarono pochi anni per affiancare all’estrazione una vera rete di scommesse che si estese anche al di fuori dei confini dello stato, che garantì alla città anche un buon reddito fiscale. Altri stati italiano seguirono quell’esempio e un secolo dopo Torino diede al Lotto anche un fine “sociale”: ai 90 numeri venne infatti abbinato anche il nome di una ”zitella povera” e le 5 estratte beneficiavano di un contributo di 50 lire per la dote. Il Clemete XII poi, che lo reintrodusse nel dopo che era stato bandito per decenni dai papi, destinò i proventi del gioco alla realizzazione di opere architettoniche e di pubblica utilità, come Fontana di Trevi e la bonifica delle paludi pontine. Con la nascita dello stato italiano, il Lotto entrò ufficialmente dalla entrate previste nel bilancio statale. Da allora leggi e regolamenti hanno cambiato di poco l’aspetto del gioco, fino al passaggio nel 1993 della concessione dal monopolio a Lottomatica, che la detiene in esclusiva. Da allora la società periodicamente rilancia il gioco proponendo novità, sempre sulla base di quegli immancabili 90 numeri.
Lotto: 90 numeri che affascinano italiani da 500 anni