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Maccalube, Legambiente “responsabile” della morte di Laura e Carmelo Mulone

di Maria Elena Perrero |31 Gennaio 2018 1:12

La riserva (Foto Ansa)

La riserva (Foto Ansa)

ROMA – A tre anni dalla “tragedia dei vulcanelli” del 27 settembre 2014, costata la vita ai fratellini Laura e Carmelo Mulone, di 7 e 9 anni, che vennero travolti da un’ondata di fango mentre passeggiavano insieme al padre nella riserva naturale Maccalube di Aragona, il tribunale di Agrigento ha condannato a sei anni di carcere il direttore della riserva, Domenico Fontana, ex presidente di Legambiente, e a 5 anni e 3 mesi l’operatore Daniele Gucciardo. Assolto, invece, il funzionario della Regione, Francesco Gendusa.

I due condannati, in solido con Legambiente, a cui è affidata la riserva, dovranno risarcire i genitori dei bambini con una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 600mila euro. Rigettata, invece, la richiesta di risarcimento avanzata dal Comune di Aragona e dalla Regione.

Contro la sentenza farà appello Legambiente, che in una nota si dice “segnata” dalla tragedia, che viene però definita “inevitabile”. “In questo momento – si legge nel comunicato dell’associazione ambientalista – il nostro pensiero va innanzitutto, ancora una volta, ai piccoli Carmelo e Laura, vittime di una ineluttabilità fatalità che nessuno poteva prevedere o impedire, e ai loro familiari. Fiduciosi nell’operato della magistratura, aspettiamo di conoscere le motivazioni della sentenza – prosegue la nota – per impugnarle nelle forme previste dalla legge, convinti che nel giudizio di appello sarà dimostrata l’obiettiva inevitabilità di questo dramma e, quindi, l’assenza di responsabilità da imputare alla nostra associazione e ai nostri dirigenti”.

A Domenico Fontana e a Daniele Gucciardo, conclude Legambiente, “va la nostra forte e incondizionata solidarietà, nella consapevolezza che il loro quotidiano e meritorio impegno a tutela della riserva delle Macalube non è la causa del dramma che si è consumato in quella tragica giornata. Questa sentenza, infine, impone una riflessione approfondita sul modello di gestione nel nostro Paese di aree protette, caratterizzate da potenziali eventi naturali imprevedibili”.

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