La Procura Antimafia di Palermo ha emesso in tutto 19 fermi. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamenti e trasferimento fraudolento di società e valori. Secondo l’accusa, i 19 farebbero parte della struttura trapanese di Cosa Nostra; alcuni di loro sono legati anche da vincoli di parentela con Messina Denaro.Tra i fermati c’è anche il fratello del boss, Salvatore Messina Denaro.
Gli agenti impegnati nell’operazione stanno eseguendo anche 40 perquisizioni nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta, Torino, Como, Milano, Imperia, Lucca e Siena, .
L’operazione è stato denominata in codice “Golem 2”. Gli arresti costituiscono infatti il seguito dell’operazione Golem 1 del giugno scorso. Alcuni dei fermati avrebbero svolto il ruolo di “postini” per recapitare la corrispondenza del boss. Gli investigatori sono riusciti a “intercettare” alcuni pizzini attribuiti a Messina Denaro: in passato il boss aveva avuto un fitto scambio di messaggi con Bernardo Provenzano e i boss Lo Piccolo.
In cella sono finiti anche alcuni elementi di spicco di Cosa Nostra trapanese, tra cui i reggenti delle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna e Marsala: questi personaggi avrebbero svolto un ruolo di raccordo tra Messina Denaro e i suoi affiliati nonchè con i vertici delle cosche palermitane.
Nell’ambito dell’operazione Golem 2, è stato chiesto all’autorità il sequestro di alcune aziende che operano nel settore della ristorazione e della distribuzione alimentare: queste attività risultavano intestate a prestanome di parenti di Matteo Messina Denaro e di affiliati al mandamento mafioso di Castelvetrano.
Il loro obiettivo era quello di sottrarre alla confisca e al sequestro il patrimonio accumulato in maniera illecita. Gli investigatori hanno accertato infine numerose estorsioni nei confronti di imprese impegnate in appalti nel comune di Castelvetrano: ad esempio l’appalto per la costruzione di serbatoi e condotte dell’acquedotto Bresciana o le opere di completamento del Polo tecnologico integrato in contrada Airone.
Oltre a Salvatore Messina Denaro, sono finiti in cella: Maurizio Arimondi, Calogero Cangemi, Fortunato e Lorenzo Catalanotto, Tonino Catania, Andrea Craparotta, Giovanni Filardo, Leonardo Ippolito, Antonino Marotta, Marco Manzo, Nicolò Nicolosi, Vincenzo Panicola, Giovanni Perrone, Carlo Piazza, Giovanni Risalvato, Paolo Salvo, Salvatore Sciacca.