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Scuola, flop chiamata diretta dei docenti. I presidi la boicottano: “Tempi troppo stretti”

di Warsamé Dini Casali |24 Agosto 2017 12:24

Scuola, flop chiamata diretta dei docenti. I presidi la boicottano: "Tempi troppo stretti"

Scuola, flop chiamata diretta dei docenti. I presidi la boicottano: “Tempi troppo stretti”

ROMA – Scuola, flop chiamata diretta dei docenti. I presidi la boicottano: “Tempi troppo stretti”. “I sottoscritti dirigenti scolastici dichiarano la propria inerzia e quindi non procederanno alla chiamata diretta, lasciando che siano gli uffici scolastici territoriali a procedere alle assegnazioni dei docenti”. Questo l’inizio di una lettera di protesta inviata a luglio alla ministra dell’istruzione Valeria Fedeli da 426 dirigenti scolastici di tutta Italia. “Vogliamo essere dirigenti scolastici, non sceriffi – prosegue la lettera – né ufficiali sanitari né capri espiatori per le inadempienze degli enti locali relative alla sicurezza”.

Nel documento, i presidi spiegano che la protesta verrà attuata tra l’altro per chiedere un aumento del loro stipendio, al momento “non proporzionale al carico di lavoro e di responsabilità”, “anche in confronto con altre figure dirigenziali di pari livello all’interno del Miur e di altri ministeri e istituzioni”. Inoltre, per porre l’attenzione sulle “inadeguate condizioni di sicurezza delle scuole e per chiedere “l’istituzione di figure intermedie tra dirigente scolastico e docenti”. Segnalate anche segreterie scolastiche “al collasso” per la carenza di personale”.

A riassumere le motivazioni che hanno spinto gran parte dei presidi a lasciare l’assegnazione delle cattedre all’Ufficio scolastico, è Lena Gissi, segretario nazionale della Cisl Scuola. «Innanzitutto – spiega –, con questo metodo, a scegliere gli insegnanti non sono i presidi. Il dirigente scolastico, insieme al Collegio docenti, fa un bando inserendo i requisiti richiesti. Dopo, i professori mandano il curriculum per quella cattedra ma anche per tante altre. Sono loro a decidere perciò, alla fine, se insegneranno in quella scuola». I docenti devono candidarsi entro 24 ore, ma possono cambiare idea nei giorni successivi. Così, le scuole più deboli e meno appetibili si ritrovano costantemente senza insegnanti o con una sfilza di rinunce. (Paola Benedetta Manca, Quotidiano.net)

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